“Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”-Ippocrate di Cos
Sicuramente non è l’incipit più originale per un articolo che parlerà di nutrizione ma è parecchio utile per mostrare come sia stato proprio il cibo la prima forma di terapia medica. Sono passati secoli, si sono fatti passi da gigante in ambito medico, ma ancora oggi possiamo parlare di un ruolo, nemmeno tanto marginale, della nutrizione in medicina.
Una conoscenza trasversale
In realtà, è un ambito talmente ampio che trattarlo in poche righe senza rischiare di parlare del tutto e del nulla diventa assai difficoltoso. Si potrebbe discutere di falsi miti in ambito nutrizionale, del rapporto fra cibo e psiche, di nutrizione nell’ambito della prevenzione e nell’individuo sano, di come nuovi schemi alimentari possano influenzare o meno lo stato di salute e ancor più di come quadri patologici frequenti richiedano la Terapia Medica Nutrizionale (TMN).
Il nocciolo della questione è proprio questo: gli operatori sanitari sono puntualmente messi di fronte a situazioni, piuttosto eterogenee, che richiederebbero un minimo di conoscenze teoriche e pratiche in nutrizione umana. Inoltre, sempre più spesso si trovano con interlocutori curiosi di capire se quella dieta o alimento possa migliorarne la propria salute.
Il nostro sistema sanitario è adeguatamente preparato a tutto ciò? I medici sono in grado di rispondere in maniera esaustiva ai pazienti vogliosi di sapere? Ma ancora più importante: i corsi di laurea forniscono queste conoscenze?
Se non solo i cardiologi sono tenuti a riconoscere un infarto e non solo gli psichiatri a dubitare di un possibile stato depressivo in un paziente, allo stesso modo tutti gli operatori sanitari dovrebbero avere delle conoscenze in nutrizione. Solo così si potrebbe riconoscere un paziente da portare all’attenzione dello specialista, uno stato malnutritivo piuttosto che saper dare informazioni basilari a pazienti e non.
Questo è ancor più vero quando si osserva che più del 40% delle strutture è privo di specialisti del settore (medici,dietisti e nutrizionisti) e che dal 1996 al 2006 il numero dei dietisti per letto di ospedale si è ridotto passando da 1 su 100 ad 1 su 300.
“Docta ignorantia”- so di non sapere
Il quesito sulla preparazione in ambito nutrizionale degli operatori sanitari ha interessato in maniera trasversale un po’ tutti i sistemi sanitari nazionali per ovvi motivi.
In tutti questi casi sono state valutate, attraverso questionari validati, attitudini, competenza auto-percepita e conoscenza nutrizionale. Mediamente si è potuto osservare come la competenza auto-percepita risultasse bassa tra gli esaminati e le capacità nella valutazione nutrizionale come anche le conoscenze nutrizionali specifiche fossero deficitarie.
Ad esempio, i risultati di uno studio di Mihalnyuk hanno mostrato come solo il 46% degli specializzandi si sentiva esperto nel calcolare il BMI e il waist-hip ratio e solo il 33% era fiducioso nella sua capacità di analizzare le etichette alimentari.
Se pur sia risaputo come una corretta terapia nutrizionale possa migliorare gli outcomes in numerosi quadri clinici, in un recente sondaggio condotto negli Stati Uniti solo il 14% dei medici residenti ha riferito di sentirsi adeguatamente formato per fornire consulenza nutrizionale. Il discorso tra l’altro non è diverso nella nostra Europa dove circa un terzo dei medici si reputa competente in ambito nutrizionale.
La criticità è all’origine
Quanto scritto precedentemente non è altro che il risultato di come la nutrizione clinica è trattata nei vari corsi di laurea. Gli studenti di medicina hanno storicamente percepito una mancanza di formazione in nutrizione clinica, portando la maggior parte di loro a sentirsi impreparati nel gestire casi che richiedono le suddette conoscenze.
Spesso è emerso come nei corsi di laurea le lezioni di nutrizione, se pur inseriti nel piano di studi, vengono sviluppate in maniera superficiale o comunque non ottimale. La terapia nutrizionale è percepita dagli studenti, e non solo, come un argomento di secondo ordine. Questo, probabilmente, perché si è puntualmente posti di fronte ad evidenze scientifiche riguardanti trattamenti farmacologici e chirurgici e quasi mai a dati empirici sull’impatto che la nutrizione può avere su svariati fronti.
Conclusioni
Quanto detto fin ora vuol essere esclusivamente un punto di riflessione oltre che uno stimolo ad approfondire tali argomenti. Non uno ma vari motivi portano la nutrizione ad essere potenzialmente una delle prime armi a disposizione del medico, senonché il modo più economico per prevenire quelle che sono le principali patologie del secolo.
Inoltre, poter rispondere in maniera esaustiva ad un paziente, piuttosto che dare informazioni corrette, è sempre il miglior modo per rafforzare il rapporto medico-paziente ed evitare la nascita e il dilagare di falsi miti, che potrebbero in qualche modo minare la salute e il benessere di ogni persona.
Fonti| Articolo1, Articolo2, Articolo3, Articolo4, Articolo5