Buon compleanno SSN: auguri al migliore, nonostante tutto

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I quarant’anni di un’eccellenza italiana

Oggi voglio parlarvi di un elemento fondamentale della nostra società democratica: il Sistema Sanitario Nazionale. Cos’è? Di cosa si tratta? Dove, come, quando è nato?

Esporre ciò che esso rappresenta non è semplice, ma doveroso, poiché, a conti fatti, il SSN si è sempre distinto come sinonimo di eccellenza istituzionale al servizio del cittadino.
Solo conoscendolo possiamo essere consci di quanta rilevanza abbia per la nostra Comunità, apprezzando la sua storia, i suoi valori e le sue finalità.
A tal proposito, vorrei quindi percorrere cronologicamente il suo percorso storico, fungendo un po’ da Cicerone, esponendo sinteticamente le tappe più salienti.

La storia

Tutto cominciò nel 1978, quando le menti illuminate di Anselmi e Berlinguer (non quello famoso, ma un suo parente) ebbero la lungimiranza di incontrarsi e redigere, assieme ad altri, quella che verrà poi concepita come la Legge 833, elemento cardine per la formazione del nostro Sistema Sanitario Nazionale (SSN).Quali sono le caratteristiche che compongono questo Sistema?

Si basa principalmente sul così detto “Modello Beveridge”, cognome del noto economista e sociologo Britannico che, pensate, mentre fuori dalla sua finestra cadevano bombe durante gli scontri bellici della Seconda Guerra Mondiale, ideò il primo modello di Sistema Sanitario che prevedeva la garanzia di libero accesso alle cure mediche da parte di tutti i cittadini residenti nel Regno Unito.È assurdo pensare che, nonostante fuori dalla sua finestra vi fosse la più totale distruzione, lui avesse comunque la lucidità e la lungimiranza di pensare come continuare a garantire la presenza di uno Stato al servizio del cittadino, spingendosi quindi a ideare la ricostruzione del servizio sanitario della propria Nazione. Perché anche quando si tocca il fondo, è proprio dalla salute che bisogna ripartire.

I punti di forza

L’applicazione del Modello Beveridge alla nostra realtà prevede l’accesso alla sanità a tutti i residenti sul suolo Italiano. Le spese di questo sistema sono equamente distribuite in base al reddito tramite le tasse pagate dai cittadini.
Detto ciò, ci tengo a sottolineare un concetto:

E’ il miglior Sistema Sanitario esistente

Indubbiamente e senza giri di parole, è veramente il migliore possibile. Numerose ricerche economico-scientifiche esprimono chiaramente il concetto: attraverso questo modello si possono ottenere i risultati migliori con il minor investimento economico. Risultati migliori di stati totalmente privatizzati. Tutto ciò si traduce quindi, anche in una spesa minima da parte dei cittadini.

I limiti

Bisogna però essere anche consci di quali limiti o, in questo caso, quali riscontri negativi possano esserci: odiernamente, questo sistema è fortemente minacciato. Dopo la sua concreta istituzionalizzazione, avvenuta nel 1978, nel 1993 è stato compiuto un passo ulteriore: l’aziendalizzazione.
Appena creato, il nostro SSN non era pronto a rendere il servizio di universalismo assistenziale in maniera eccellente. Esso si è evoluto, passando delle USL (Unità Sanitaria Locale) alle ASL (Azienda Sanitaria Locale) che conosciamo tutt’ora. L’azienda come tale è dotata di autonomia organizzativa, tecnica, gestionale, patrimoniale, amministrativa e contabile.

Oggi

Ed eccoci al giorno d’oggi, 40 anni dopo la sua istituzione: il nostro variopinto SSN.
Secondo lo studio di Osservasalute recentemente pubblicato la spesa sanitaria pro capite annua è arrivata ad essere di 1.845€, rimanendo comunque tra le spese più basse dei paesi OCSE, essa rende l’Italia tra i migliori nel rapporto spesa\qualità della salute dei cittadini. In costante e significativo aumento invece, è la spesa sanitaria pro capite privata, che nel 2015 ha raggiunto 588€ pro capite. Negli ultimi anni l’aumento della spesa privata sta diventando sempre più significativo ed è proprio su questo punto che vorrei porre la mia attenzione.

Una parte importante di questa crescita è dovuta all’innalzamento del ticket o alla necessità di rivolgersi ai privati a causa dell’allungamento delle liste di attesa. Tutto questo crea disuguaglianze per quanto riguarda l’accesso alle cure sempre maggiori. Indissolubilmente legata allo stato di scolarizzazione, la rinuncia alle cure per problemi economici è addirittura del 69% per le persone con una scolarizzazione bassa, poiché, come viene detto in questo documento sulle disuguaglianze di salute in italia, “i fattori economici e culturali influenzano direttamente gli stili di vita e ne condizionano la salute”.

Il privato emergente

Come mai aumenta la spesa privata? Perché a causa dei tagli, dei piani di rientro, e delle ristrettezze economiche in cui il SSN versa, alcune procedure non è possibile farle ovunque, rendendo così il servizio meno efficiente per i cittadini che si vedono costretti a rivolgersi al privato. Un esempio lampante della poca organizzazione e pianificazione delle risorse è scritto proprio nel documento di Osservasalute 2016 dove, parlando dei DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione), si dice che: “su base nazionale solo il 47% dei DEA è stato realizzato tenendo conto dei dati territoriali, demografici e/o epidemiologici; alcune regioni, come Calabria e Campania, rispondono negativamente nel 100% dei casi. Questo significa che molto frequentemente la programmazione sanitaria non viene effettuata in base ai reali bisogni, bensì in funzione di altri fattori, che si possono purtroppo agevolmente immaginare”.

Questo sistema non ha nulla di male in sé per sé, ma va a legittimare una cosa a mio parere molto grave: il consenso pubblico alla privatizzazione.
Prendiamo in considerazione il Sofosbuvir, forse ricorderete un po’ tutta la faccenda. Viene scoperto un farmaco che cura l’Epatite C, i tre proprietari della casa farmaceutica studiano a tavolino qual è la risposta che la società avrebbe dato e fissano il prezzo (84.000$ per 12 settimane di trattamento) cercando di avere i massimi guadagni alla miglior soglia di dissenso tollerabile. Avete capito bene: hanno decretato a tavolino quale sarebbe stata la reazione che la società avrebbe avuto in modo da guadagnarci il più possibile.

A parte i risvolti morali dell’accaduto, dovremmo pensare al passaggio chiave della situazione: la comprensione di quelle che sono le dinamiche sociali per sfruttarle al loro vantaggio. Ora portiamo tutto nel nostro stato, nel momento in cui il disservizio sanitario aumenta, la nostra intera popolazione (che fino a qualche anno fa nemmeno pensava all’idea di doversi rivolgere ad un privato) sempre più accetterà questa possibilità come una possibile soluzione, al punto che, chi lo sa, tra un po’ di anni la privatizzazione di un sistema sanitario come il nostro sarà una conseguenza naturale delle cose.

Son passati 40 anni. Il nostro giovale Sistema Sanitario si sta assestando e adattando. Si cerca di ridurre gli sprechi, di programmarlo secondo i reali bisogni della popolazione. Le politiche neoliberiste che tendono alla riduzione degli sprechi e alla privatizzazione, inneggiando alla concorrenza e alla competizione come cosa buona, sempre e comunque però lo stanno minacciando e, minacciando lui, minacciano anche la nostra salute. C’è bisogno di lungimiranza. Ok, non ci sono le bombe fuori dalle nostre finestre, ma facciamo come Beveridge, ripartiamo dalla salute.

FONTI | Legge 833, Modello Beveridge, Vicenda Sofosbuvir, Osservatorio sulla salute, Modelli organizzativi, Diseguaglianze di salute, Immagine in evidenza