Digital Health, hype or hope? La risposta è “evidence-based” e alfabetizzazione digitale.
A cura del Dr. Nino Cartabellotta, Specializzato in Gastroenterologia e in Medicina Interna, nel 1996 ha fondato il Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze (GIMBE)
Sanità digitale oggi identifica innumerevoli tecnologie: m-health, telemedicina, online health communities, robotica sanitaria (sistemi per la produzione di farmaci “su misura”, robot chirurgici, armadi farmaceutici automatizzati, carrelli robotizzati per la distribuzione di terapie, etc.), tecnologie indossabili, ingeribili e impiantabili, stampa 3D di protesi e ausili. Ovviamente ciascuna di queste avvincenti innovazioni è una tecnologia sanitaria la cui efficacia, sicurezza e costo-efficacia deve essere validata in studi controllati al fine di produrre adeguate evidenze, finalizzate a inserire le innovazioni nei livelli essenziali di assistenza. Ma la corsa all’armamento tecnologico produce inevitabili paradossi. Da un lato abbiamo assistito alla precoce diffusione dei robot chirurgici, mentre rigorose valutazioni indipendenti dimostravano benefici marginali per i pazienti e limitati ad alcuni ambiti: eppure in Italia ne esistono oltre 100 pagati con il denaro pubblico. Dall’altro è sotto gli occhi di tutti il paradosso della telemedicina per il monitoraggio domiciliare di pazienti con varie malattie croniche: nonostante le robuste evidenze di efficacia e costo-efficacia non è ancora inclusa nei livelli essenziali di assistenza.
Le tecnologie informatiche in sanità, inoltre, incontrano ancora un grado di analfabetismo inaccettabile, anche in considerazione delle possibili applicazioni: la sanità digitale continua infatti a rimanere sistematicamente fuori dai programmi dei Corsi di Laurea e di Specializzazione, rendendo incolmabile il gap con gli altri Paesi e soprattutto ignorando che le nuove generazioni di professionisti sanitari sono dei “nativi digitali”. Rispetto al potenziale contributo alla sostenibilità del SSN, facendo riferimento alla tassonomia degli sprechi elaborata dalla Fondazione GIMBE nell’ambito della campagna #salviamoSSN, un’adeguata implementazione della telehealth permetterebbe di recuperare circa 3 miliardi di euro, accettando due condizioni. La prima è riconoscere che la burocrazia digitalizzata non genera economie di scala, ovvero l’informatica facilita la reingegnerizzazione dei processi, ma bisogna cambiare il modo di lavorare e non informatizzare l’esistente. La seconda è accettare che maggiori investimenti in tecnologie informatiche devono accompagnarsi ad una riduzione del personale, in particolare di quello amministrativo.
DigitalUHealth, Il futuro è interdisciplinare.
a cura del Dr. Nicola Marino, Co-Fondatore DigitalUHealth
Quanto raccontato dai protagonisti e pionieri del cambiamento della sanità digitale in Italia ha il solo fine di stimolare il lettore al ragionamento critico e condividere aspetti non verticali delle applicazioni tecnologiche in medicina.
Lo sforzo infatti è quello di fornire una visione d’insieme e collaborativa del progresso dell’assistenza sanitaria che è pronta a subire profondi cambiamenti grazie alle emergenti tecnologie oggi a nostra disposizione. Il cambiamento più radicale non dev’essere infatti considerato alla stregua di un mero processo di digitalizzazione degli interventi di salvaguardia della salute tradizionali ma un re-design dell’intera filiera. Per procedere verso tale cambiamento è necessario un impiego corale delle più disparate figure professionali appartenenti a settori convergenti, dalla medicina all’ingegneria passando per economia, scienze sociali e genetica.
Tale obbiettivo emerge con forza in questi ultimi anni grazie all’estrema scalabilità tecnologica in termini di qualità e quantità. Non solo nuovi sensori e processori ma sempre più piccoli e diffusi. Il tutto grazie allo sviluppo dell’elettronica e dell’informatica che continua inesorabilmente a rispondere ad un tasso di crescita previsto dalla Legge di Moore – la complessità di un microcircuito raddoppia ogni 18 mesi -.
Per comprendere quanto questo sviluppo sia “disrupt”, utilizzando un termine comune nel gergo dei pionieri del settore, si faccia il caso del progresso nel campo della genomica. Il sequenziamento del genoma umano ha richiesto 10 anni ed un costo pari a circa 30 miliardi di dollari per poter essere portato a compimento. Oggi, grazie alla crescita della capacità computazionale dei processori, è possibile ottenere il sequenziamento dell’intero genoma al costo di circa 500 dollari e non è tutto. L’azienda Oxford Nanopore è riuscita a sviluppare un lettore portatile capace di sequenziare il materiale genetico in pochi minuti. Un tasso di crescita stravolgente considerando che tutto ciò è accaduto nel tempo utile a portare a compimento due soli cicli di laurea in medicina, elemento che deve farci comprendere perché le avanguardie che utilizzano tali tecnologie non sono spesso raccontate nelle istituzioni accademiche.
L’oro digitale però, considerando il punto di vista delle più grandi compagnie d’investimento sulla digital health, non è quello di miniaturizzare i sistemi di lettura bensì ottenere i dati e la loro gestione di miliardi di pazienti. Tornando sulla mappatura del genoma infatti, compagnie come 23andme basano i propri modelli di business proprio su tale concetto.
Quanto detto dovrebbe far intuire due fenomeni in fase di crescita, il primo prettamente pertinente al punto di vista del clinico il secondo di tipo etico.
Innanzitutto, possedere una mole così ampia di dati ed una capacità computazionale tale da poter sottoporre quest’ultimi all’analisi fine di enormi sistemi macchina, permetterà l’estrazione di un’incredibile quantità di informazioni utili alla ricerca medica.
D’altro canto, considerando gli investimenti necessari a possedere macchine di calcolo, server e personale qualificato così costosi, con piani nazionali fuori dalla portata odierna del SSN italiano e per il quale sarà necessario affidarsi ad aziende private, emergono problematiche di privacy e governance del dato sanitario.
Come dimostrato in poche righe, la sanità digitale apre a nuove ed interessanti frontiere per la prevenzione, cura e trattamento del paziente, ma lascia spazio anche ad inattese questioni di natura multidisciplinare.
Fonte: https://www-bbc-com.cdn.ampproject.org/c/s/www.bbc.com/news/amp/business-43897018, https://www.nytimes.com/roomfordebate/2015/03/02/23andme-and-the-promise-of-anonymous-genetic-testing-10/23andmes-dangerous-business-model-17, [1] Thomas LR, Ripp JA, West CP. Charter on Physician Well-being. JAMA. Published online March 29, 2018. doi:10.1001/jama.2018.1331