Le nuove frontiere della stimolazione magnetica nella dipendenza da sostanze

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L’uso della stimolazione magnetica transcranica (TMS) per la tossicodipendenza: è questo il campo esplorato dai ricercatori della Medical University of South Carolina.

Obiettivo della sperimentazione è stato analizzare l’influenza della stimolazione cerebrale non invasiva sulla reattività cerebrale.

Sebbene gli ultimi cinquanta anni di ricerca clinica e preclinica abbiano dimostrato che la dipendenza è una patologia cerebrale, non esistono ancora trattamenti basati sul circuito neurale per la dipendenza o sulle funzioni cerebrali coinvolte nel disturbo.

Stimoli indotti da alcune sostanze, tra cui nicotina, l’alcol, marijuana e cocaina, determinano un’elevata reattività neuronale, caratteristica comune dei disturbi da abuso.

In particolare, si determina un’attività elevata nei circuiti neurali striatali e limbici frontali  coinvolti nell’elaborazione e nella salienza della ricompensa. Queste regioni includono la corteccia prefrontale ventromediale (VMPFC), lo striato ventrale e dorsale, la corteccia cingolata anteriore (ACC) e l’insula anteriore.

Pubblicate sulla rivista Biological Psychiatry: Cognitive Neuroscience and Neuroimaging, le sperimentazioni hanno valutato la possibilità di ridurre la reattività frontale e striatale agli stimoli, sia negli utilizzatori di cocaina sia negli alcolisti ,attraverso la stimolazione magnetica continua della corteccia prefrontale ventro-mediale.

La reattività prevede anche una ricaduta nella dipendenza, quindi gli approcci terapeutici mirati al circuito neurale possono avere un impatto diretto sulla recidiva indotta da reattività nei pazienti.

Approvato dalla FDA (food and drug amministration) come trattamento per la depressione, la TMS è una tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva che sfrutta l’abilità elettromagnetica per indurre l’attività neurale nella corteccia e, per estensione, nelle regioni sottocorticali attraverso proiezioni monosinaptiche.

“Pertanto, questi risultati hanno un enorme potenziale di impatto sulla neuroscienza per lo sviluppo mirato del trattamento clinico nella dipendenza da sostanze”,

ha affermato il dott. Hanlon, co-autore dello studio.

I METODI

Il primo autore del documento, il prof. Tonisha Kearney-Ramos, ha eseguito contemporaneamente due studi indipendenti, uno che coinvolge 25 persone con disturbo da uso di cocaina e l’altro che coinvolge 24 persone con disturbo da uso cronico di alcol.

I pazienti, tra i 21 e i 55 anni, sono stati reclutati dalla zona metropolitana di Charleston (sud Carolina), per partecipare uno dei due studi crossover a singolo cieco.

I partecipanti hanno ricevuto una sessione di TMS, che ha mirato alla stimolazione magnetica di circuiti critici per i comportamenti di assunzione di droga, in particolare nella corteccia prefrontale ventromediale.

La sessione di stimolazione reale è stata confrontata con una sessione fittizia che riproduceva l’esperienza di ricezione di TMS senza una vera stimolazione cerebrale.

In questo lavoro, vengono descritti due esperimenti che suggeriscono come la modulazione non invasiva della VMPFC possa diminuire la reattività in più classi di individui dipendenti da sostanze.

Nella raccolta dei dati i biomarcatori neurali sono stati utili in quanto misure oggettive e quantificabili per valutare i cambiamenti associati alla terapia , da affiancare alle valutazioni emerse dall’autovalutazione del paziente.

Tali risultati rappresentano la prima serie di dati empirici che dimostrano come sia possibile attenuare la reattività neurale indotta da droga e alcol negli esseri umani attraverso stimolo non invasivo della VMPFC, fornendo un’influenza diretta sulla successiva bramosità e recidiva. Sebbene gli effetti di una singola sessione di TMS sono probabilmente temporanei, questi risultati forniscono una prova iniziale.

Per il futuro clinico occorrono studi che possano valutare l’efficacia, la durabilità e le implicazioni cliniche nell’uso di TMS in individui dipendenti dalla cocaina e dipendenti dall’alcol.

Oltre all’abuso di sostanze, l’elevata reattività è un sintomo principale di molte malattie, come il disturbo da stress post-traumatico, disturbo d’ansia generalizzato, trauma cranico, fumo e obesità.

Tuttavia, non è ancora chiaro se i cambiamenti nell’attività cerebrale osservati nello studio si traducano in una riduzione a lungo termine dell’uso di droghe o alcol.

Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se più sessioni possano produrre una diminuzione sostenibile della reattività e bramosità associati ad un minor rischio di recidiva. Gli autori pensano che potrebbero essere necessarie sessioni ripetute della stimolazione mirata per vedere i cambiamenti nella brama auto-riferita nei confronti delle sostanze.

Gli studiosi sperano di rispondere a questa domanda tramite una sperimentazione clinica in corso che coinvolge più sessioni di TMS in soggetti consumatori di cocaina.

FONTI | abstract, TMS,

Chiara Maria Palmisano
Sono laureata in Medicina e Chirurgia, ho conseguito la laurea presso l'università di Bari.