Gli scenari epidemiologici, evidenziano un progressivo aumento di diagnosi di malattie croniche nei Paesi Avanzati. L’aumento della speranza di vita e il generale invecchiamento della popolazione sono alcuni dei fattori principali alla base di questa crescita.
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per malattie croniche si intende:
“Problemi di salute che richiedono un trattamento continuo durante un periodo di tempo da anni a decadi”.
Si tratta dunque di malattie che si caratterizzano per la presenza di sintomi che perdurano nel tempo, in maniera costante, a remissione parziale o in riacutizzazione; il cui trattamento può portare dei miglioramenti a carattere comunque non risolutivo.
Non potendo mirare ad una “restitutio ad integrum” delle condizioni di salute del paziente, gli obiettivi di cura sono finalizzati a migliorare il quadro clinico e funzionale, minimizzare la sintomatologia, prevenire l’insorgenza di disabilità e portare ad un miglioramento della qualità di vita del malato.
Nella regione europea dell’OMS, si stima che le patologie croniche colpiscono l’80% degli over 65 anni e spesso si è in presenza di più di una patologia per individuo (comorbidità). Entro il 2060 si prevede che tale numero crescerà da 88 a 152 milioni, a causa del generale invecchiamento della popolazione.[1]
Le malattie croniche, sono responsabili dell’86%[2] dei decessi in Europa, del 92%[3] in Italia: causate in prevalenza da malattie cardiovascolari (37,35 ogni 100.000 abitanti), tumori (29,2 ogni 100.000 abitanti) e dalle malattie dell’apparato respiratorio (6,64 ogni 100.000 abitanti).
Secondo dati ISTAT 2017[4], il 70,1% della popolazione italiana dichiara di essere in uno stato di buona salute, mentre il 39,1% riferisce la diagnosi di una malattia cronica e il 20,7% almeno due.
L’incidenza del numero di malati cronici e co-morbidi sul totale cresce con l’avanzamento dell’età, fenomeno particolarmente visibili nella fascia over 75 con l’85,3% delle persone che dichiara una diagnosi di malattia cronica ed il 66,7% almeno due.
Il Digital Health a supporto della cronicità
Il 70-80% delle risorse sanitarie nei Paesi avanzati viene oggi speso per la gestione delle malattie croniche. Gli scenari epidemiologici, che segnalano un aumento di malati cronici, pongono quindi la necessità di affrontare il fenomeno. La sostenibilità economica dei sistemi sanitari in futuro potrebbe infatti non essere garantita, se il numero di malati cronici continuerà a crescere e non vi sarà un contestuale aumento delle risorse (o riduzione di costi).
Ecco quindi, che il Digital Health e le nuove tecnologie potrebbero essere una risposta a questa sfida, in due modi:
- Permettendo, una presa in carico dei pazienti cronici, efficiente ed efficace, cambiando gli attuali modelli di assistenza. A tale proposito si pensi all’utilizzo di Chatbots e di TeleHealth che si pongono inoltre come mezzi di inclusione. Un esempio nell’ambito della psicoterapia è dato dall’applicazione Headspace, che mira ad essere la prima applicazione prescrivibile approvata dall’FDA.
- Come strumento di prevenzione: secondo l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) infatti solo, il 3% circa della spesa sanitaria totale è riferita alla prevenzione delle malattie croniche.
In questa prospettiva si parla di sistemi sanitari di impostazione “Sick Care”. La tecnologia permette di passare da un modello “Reactive” ossia di intervento quando ormai vi è la diagnosi di malattia cronica, ad un modello “Proactive”, ossia coinvolgendo attivamente il paziente. In questo modo si avrebbero sistemi sanitari di tipo “Health Care”. La prevenzione (es. screening oncologici) rappresenta infatti lo strumento più efficace per ridurre i costi ma è spesso trascurata perché è un investimento di medio – lungo periodo.
La riduzione dei costi in sanità è inoltre possibile grazie all’adozione di soluzione di intelligenza artificiale. Secondo una ricerca di Accenture si stimano risparmi per circa 150 miliardi di dollari entro il 2026 grazie all’AI. I maggiori risparmi si avrebbero utilizzano robot in sala operatoria (40 miliardi), infermieri virtuali (20 miliardi) e in ambito amministrativo (18 miliardi).
I pazienti affetti da patologie croniche possono presentare caratteristiche cliniche molto differenti pur avendo la stessa malattia. Lo schema più utilizzato a livello internazionale è la Piramide di Kaiser (triangolo di Population Management) che divide la popolazione in sottogruppi (sub-target) in base allo stadio di sviluppo della malattia, e stabilisce una percentuale di prevalenza media per le sottoclassi individuate.
Ad ogni livello della piramide vi sono costi di assistenza sanitaria e complessità crescenti. Nell’adozione e sviluppo di soluzioni di Digital Health è opportuno tenere conto di questa suddivisione, al fine di soddisfare in maniera adeguata le diverse necessità assistenziali dei pazienti, la stessa ci permette di comprendere l’enorme impatto applicativo della sanità digitale.

Per ogni area si evidenziano le caratteristiche speciali:
- Il Case Management: è il livello a più alta intensità assistenziale, si caratterizza per elevati costi e complessità rispetto agli altri stadi della piramide. Il processo si Case Management è sinteticamente illustrato nel grafico che segue:

Esempio di Case management in ambito Digital Health è Onduo. Piattaforma che collega le parti interessate e coinvolte nella gestione del paziente affetto da diabete, tale da sviluppare soluzioni complete per il trattamento che consentano al paziente di condurre una vita piena e sana. Il progetto nasce da una joint venture tra Sanofi e Verily, ed è finalizzato a fornire una gestione della cura di precisione.
- Il Disease Management si colloca ad un livello intermedio della piramide, richiedendo la necessità di gestire la malattia ma anche di coinvolgere in maniera proattiva il paziente nel processo di cura. Una interessante applicazione di Disease Management è Curatio.
- Per Self-Management si intende l’insieme delle attività che le persone affette da malattie croniche devono intraprendere per mantenere un buono stato di salute. Le attività di Self Care includono uno stile di vita salutare, prevenzione delle complicanze della malattia, compliance al piano di cura e alla terapia.
- Promotion and Prevention: in questa categoria rientra la popolazione non affetta da patologie croniche. Le soluzioni di Digital Health (App, Wearables) in questo stadio hanno l’obiettivo di mantenere le persone in salute, promuovendo l’adozione di sani stile di vita e l’attività fisica. Gli studi scientifici in merito alla valutazione dell’efficacia di App di questo tipo presentano tuttavia risultati controversi. Questo comporta un rischio notevole in termini di costo beneficio, poiché gran parte dei medici specialisti è mosso dall’interesse verso le applicazioni digitali in sanità partendo spesso dalle App. Queste, se non inserite all’interno di un processo di re-design, rischiano di vanificare l’impegno delle soluzioni digitali, aumentare i costi e le inefficienze del sistema sanitario.
Conclusione
Le malattie croniche rappresentano una sfida per i sistemi sanitari. Tale sfida può essere affrontata tramite la prevenzione e l’utilizzo di strumenti di sanità digitale. Il Digital Health non può essere però considerato come un mero processo di digitalizzazione della sanità ma richiede di ridefinire i processi di cura e di empowerment dei malati cronici e non.
FONTE | [1] Fonte: Piano Nazionale della Cronicità 2016; [2] Fonte: Piano Nazionale della Cronicità 2016; [3] Fonte: La comorbidità nella popolazione italiana – Istituto Superiore di Sanità (2015); [4] Istat 2017, Rapporto OASI 2017