L’emorragia post-partum (EPP) è definita dall’OMS in base al tempo di insorgenza. L’emorragia primaria del post partum è definita come una perdita di sangue oltre i 500 ml nelle prime 24 ore dopo il parto vaginale, e oltre i 1.000 ml dopo il taglio cesareo. L’EPP secondaria si riferisce ai casi di emorragia insorti tra le 24 ore e le 12 settimane dopo il parto.
Secondo l’OMS sono circa 70.000 le donne che ogni anno muoiono di emorragia del post partum, rappresentando la prima causa di mortalità e grave morbosità materna. E’, infatti, responsabile di circa un quarto delle morti che avvengono in gravidanza, al parto o durante il puerperio, di cui la gran parte si verifica nei paesi del Sud del mondo. Globalmente sono state 661,000 le morti avvenute per EPP tra il 2003 ed il 2009. Essendo assolutamente dipendenti dalle madri, il rischio è che anche i loro bambini muoiano nel primo mese di vita
Le Cause
In seguito all’espulsione del feto viene espulsa la placenta, che, attaccata all’utero materno, funge da filtro comunicativo tra le circolazioni materna e fetale. Per garantire questa funzione, la placenta è fortemente irrorata dai vasi uterini, e per questo motivo è fondamentale che sul “letto placentare”, ossia sulla porzione di utero in cui giaceva la stessa, si attuino dei meccanismi che minimizzino fino ad annullare la perdita ematica, quali una valida contrazione della muscolatura uterina atta a strozzare i vasi ed una buona coagulabilità del sangue.
Per elencare le cause dell’EPP utile è la regola delle quattro “T”: Tono (mancata contrazione dell’utero dopo l’espulsione della placenta), Tessuto (ritenzione della placenta, di sue porzioni o coaguli che non consentano un’ottimale contrazione uterina), Trauma (lacerazioni sanguinanti, ematomi, inversione e rottura d’utero) , Trombina (coagulopatie).
Terapia attuale
Attualmente, l’OMS raccomanda l’ossitocina come farmaco di prima scelta per prevenire la perdita di sangue eccessiva dopo il parto. Questa molecola, però, deve essere conservata e trasportata a 2-8° C per mantenere la sua efficacia. Accortezza che risulta purtroppo difficilmente perseguibile in molti paesi, in cui l’ossitocina viene conservata a temperatura ambientale perdendo la sua efficacia in un terzo dei casi e privando così molte donne dell’accesso a questo farmaco salvavita.
Terapia futura
Lo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha presentato la carbetocina stabile al calore: un farmaco analogo dell’ossitocina, che in questa nuova formulazione non richiede la refrigerazione e mantiene la sua efficacia anche quando conservata fino a 3 anni a 30°C e al 75% di umidità.
Il trial clinico ha coinvolto circa 30 000 donne di 10 paesi che hanno partorito per via vaginale: Argentina, Egitto, India, Kenia, Nigeria, Singapore, Sud Africa, Tailandia, Uganda and Gran Bretagna. Ogni donna ha ricevuto randomicamente una singola iniezione di uno dei due farmaci subito dopo il parto, dimostrando un’ uguale protezione da una perdita ematica eccessiva.
Inoltre, va considerato che, per poter confrontare l’efficacia delle molecole, queste sono state conservate secondo le modalità richieste dall’ossitocina, con una possibile sottostima del beneficio ottenibile dalla carbetocina nei posti in cui l’ossitocina si sarebbe degradata a causa di alte temperature. Per ora, dunque, è stata dimostrata un’uguale azione dei farmaci, ma la Carbetocina ha sicuramente maggior efficacia dell’ossitocina ad alte temperature in assenza di refrigerazione.
Il prossimo passo sarà una revisione del farmaco, l’accettazione alla sua introduzione da parte dei singoli paesi ed infine la valutazione da parte della Commissione per le Linee Guida dell’OMS circa la possibilità di raccomandare tale molecola per la prevenzione dell’EPP.
Prospettive future
“Lo sviluppo di un farmaco che prevenga l’EPP rimanendo efficace in condizioni calde ed umide è un’ottima notizia per le milioni di donne che partoriscono in posti del mondo carenti di un sistema di refrigerazione attendibile” ha dichiarato il Dott. Metin Gülmezoglu, del Dipartimento di Salute riproduttiva e Ricerca dell’OMS.
Non dover trasportare la Carbetocina in frigo, significa inoltre, non solo salvare milioni di donne, ma anche, data la sua semplice conservabilità, risparmiare ingenti parti della spesa pubblica che potrà così essere ridistribuita dove necessario: insomma una vera rivoluzione per i paesi del terzo mondo.