Raffreddamento del cuoio capelluto per evitare la caduta di capelli in chemioterapia

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Il raffreddamento del cuoio capelluto è un trattamento semplice che può prevenire o ridurre la perdita dei capelli causata da alcuni farmaci chemioterapici.

Dà ai pazienti l’opportunità di mantenere la privacy sulla malattia e incoraggia un atteggiamento positivo nei confronti del trattamento.

 

L’incapacità di pensare in positivo può pesare su un malato di cancro come una seconda malattia.” – Barbara Ehrenreich

 

Alopecia in chemioterapia

L’alopecia è uno degli effetti collaterali più comuni e angoscianti provocati dalla chemioterapia.

La chemioterapia funziona prendendo di mira tutte le cellule che si dividono rapidamente nel corpo, colpendo quindi in primo luogo le cellule tumorali. I capelli sono la seconda cellula più veloce per tasso di replicazione e questo è il motivo per cui molti farmaci chemioterapici causano alopecia. I follicoli piliferi nella fase di crescita vengono attaccati, con conseguente perdita dei capelli circa 2 settimane dopo l’inizio del trattamento chemioterapico.

La perdita dei capelli ha un impatto negativo sulla qualità della vita dei malati di cancro, indipendentemente dal sesso e dall’età, ma le donne ne sono più colpite.

È vissuta dal paziente – nonostante questo sia incolpevole – come una diminuzione di bellezza e sensualità e induce disturbi nella percezione della propria immagine corporea. L’alopecia viene inoltre vissuta come una continua dimostrazione della propria malattia, alterando le relazioni sociali. Questo problema fisico ed emozionale può portare ad una riluttanza o ad un rifiuto a sottoporsi ad ulteriori trattamenti chemioterapici.

Come funziona?

Il danno che la chemioterapia causa al follicolo pilifero può essere alleviato utilizzando il raffreddamento del cuoio capelluto, noto anche come “cooling cap“. Funziona riducendo la temperatura del cuoio capelluto di alcuni gradi immediatamente prima, durante e dopo la somministrazione della chemioterapia.

La cuffia agisce tramite due meccanismi principali:

  • Vasocostrizione dei vasi sanguigni: ha dimostrato di ridurre il flusso sanguigno nel cuoio capelluto al 20-40% del normale, con conseguente minore rilascio di farmaci chemioterapici ai follicoli piliferi.
  • Riduzione del metabolismo cellulare: il 90% dei follicoli piliferi umani si trova nella fase di divisione attiva. La divisione cellulare è guidata dal metabolismo e questo processo viene rallentato dal raffreddamento. Inoltre, una diminuzione dell’attività metabolica delle cellule nel follicolo pilifero potrebbe causare una riduzione generale della citotossicità dei farmaci.

Il dispositivo utilizza una unità refrigerante a cui è collegato un casco in silicone; al suo interno scorre un liquido che mantiene la temperatura costantemente a -4°C. La cuffia refrigerante viene applicata secondo tempistiche specifiche in relazione al tipo di trattamento chemioterapico. Esistono diverse misure di casco a seconda delle dimensioni del capo del paziente, a cui viene applicato poi una copertura per mantenere in sede la cuffia.

La prevenzione dell’alopecia si è verificata quando la temperatura sottocutanea del cuoio capelluto è stata ridotta sotto i 22°C, corrispondente ad una temperatura cutanea di 19°C.

Il livello di successo è determinato non solo dalla temperatura raggiunta, ma anche dal mantenimento di essa durante tutto il periodo di trattamento.

 

Il raffreddamento del cuoio capelluto ha dimostrato essere efficace nel prevenire o ridurre tale problema, riportando percentuali di successo intorno al 65%.

L’alopecia è stata valutata utilizzando la scala internazionale CTCAE (Common Terminology Criteria for Adverse Events); questa scala prevede 3 gradi di alopecia:

  • 0 = nessuna alopecia;
  • 1 = perdita non significativa (< 50%)
  • 2 = alopecia severa (> 50%)

Il mantenimento della temperatura post chemioterapia costringe però le pazienti a rimanere più tempo (da 1 ora a 2,5 ore) in reparto, rappresentando un limite all’utilizzo del presidio.

Oggi in Italia

Il dispositivo è oggi utilizzato in numerosi ospedali italiani, tra cui il Perrino (Brindisi), il policlinico Gemelli (Roma), il presidio ospedaliero Santa Croce (Fano), l’ospedale Infermi (Rimini), l’Istituto Oncologico Veneto (Padova), l’ospedale Maggiore (Trieste), la Fondazione Poliambulanza e gli Spedali Civili (Brescia), l’Istituto Europeo di Oncologia (Milano) e l’Istituto Oncologico Romagnolo (Lugo). Le donne che desiderano richiederne l’applicazione contestuale alla somministrazione della chemioterapia non devono pagare nulla, dato che vengono inserite in protocolli di ricerca clinica.

Per ragioni legate alla prevalenza della malattia e alle buone chance di guarigione, si è deciso infatti di partire dalle pazienti affette da un tumore al seno al primo o al secondo stadio. Al momento non è previsto l’impiego del casco né nelle donne colpite da altri tumori né negli uomini. Ma non è escluso che in futuro, se simili risultati saranno confermati anche a lungo termine, si possa considerare l’opzione di sperimentare l’uso del dispositivo anche per trattare pazienti con altre malattie oncologiche.

 

Fonti | https://paxmanscalpcooling.com/scalp-cooling

Matteo Ferrari
Sono un Junior Doctor all'University Hospital of Southampton, laureato all'università di Bologna. Ho un particolare interesse in Anestesia e Rianimazione.