Un buon rapporto con il tuo medico ti salva la vita

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In uno studio unico nel suo genere, un team di ricercatori britannici ha dimostrato come la scelta di rimanere con lo stesso medico (di medicina generale o specialista) anziché cambiarlo nel corso degli anni, porti notevoli vantaggi in termini di riduzione della mortalità.

In questo particolare paper l’attenzione viene quindi posta su un punto cruciale, da tempo cardine della professione medica: il rapporto medico-paziente.

Il rapporto medico-paziente affonda le sue radici sin dagli albori della medicina: già dal Giuramento di Ippocrate si delineano le caratteristiche di questo rapporto (basato per lo più su un rapporto di tipo paternalistico in cui il paziente, senza troppe domande, mette la propria vita tra le mani del medico, custode delle nozioni scientifico-sanitarie e per questo incontestabile) fino ad arrivare a oggi in cui, tramite il consenso informato, curante e curato diventano una squadra dedita al raggiungimento di uno stato di salute ottimale per il paziente, in cui il primo mette in campo le proprie conoscenze e il secondo (una volta comprese e accettate tutte le implicazioni della pratica cui si accinge a sottoporsi) si mantiene il più possibile aderente alla terapia.

Risulta quindi logicamente intuibile che, nonostante le imprescindibili competenze tecniche del professionista della sanità, debba delinearsi un rapporto medico-paziente di tipo fiduciario e cooperativo in cui sussista una totale fiducia nell’operato della controparte affinché la terapia porti i risultati sperati.

E sulla base di un ottimo rapporto medico-paziente si delinea quella che in gergo tecnico è chiamata la “continuità della cura” (o “Continuity of Care”: l’assistenza sanitaria prestata su base continuativa, a partire dal primo contatto, che segue il paziente attraverso tutte le fasi della sua presa in carico), oggetto dello studio pubblicato dai ricercatori britannici i quali attribuiscono a questo fattore un ruolo pivotale nella riduzione della mortalità.

Lo studio

Lo studio è una Sistematic Review condotta su 22 articoli scientifici i quali, per essere inclusi nello studio, dovevano riportare una stima della “continuity of care” ricevuta dai pazienti (da qualsiasi tipo di medico, in qualsiasi contesto, in qualsiasi paese), correlata alla mortalità di questi ultimi.

Andando ad analizzare i dati, si è notato che la permanenza di un paziente con lo stesso medico per molti anni andasse a incidere positivamente sulla sua mortalità.

In particolare, in 18 studi (su 22 totali) la mortalità tra i pazienti che sceglievano e rimanevano con lo stesso medico era nettamente minore rispetto coloro che cambiavano spesso professionista, andando quasi ad attribuire alla “continuity of care” (e quindi ad un buon rapporto medico-paziente) un ruolo protettivo.

A rinforzare la veridicità dei dati dei 18 studi, 16 di questi includevano tutte le possibili cause di morte; inoltre, non sussisteva differenza statistica se si confrontavano i dati dei pazienti in cura con medici di medicina generale e in cura con medici specialisti.

Secondo i ricercatori stessi, i risultati di questo studio sono da imputare proprio al rapporto medico-paziente: infatti, quando si instaura un buon rapporto, da parte del professionista v’è una migliore conoscenza della storia clinica e attenzione alle necessità del paziente (potendo così fornire cure più in linea con lo stile di vita dell’assistito) mentre allo stesso tempo il paziente porrebbe maggior fiducia nei consigli del clinico, risultando così più aderente alla terapia fornita.

Quindi, come uno stesso ricercatore facente parte del team ha affermato:

“Finora la scelta di rimanere con un medico, da parte del paziente, è stata considerata una semplice questione di convenienza o di cortesia: ora è chiaro che si tratti della qualità della pratica medica e, letteralmente, di una questione di vita o di morte”.

FONTI | Continuity of care with doctors—a matter of life and death? A systematic review of continuity of care and mortality, Immagine in evidenza

Jacopo Castellese
Appassionato di scienza e tecnologia. Quando non sono impegnato in attività di reparto o di studio cerco sempre di tenermi aggiornato in modo da scardinare le false credenze che le pseudoscienze di oggi (o il dr. Google di turno) cercano di affermare.