Ipermemoria: 8 soggetti al centro del primo studio mondiale

9282

Non dimenticano nulla. Sono in grado di ricordare dettagli che per qualsiasi altro individuo risultano banali o insignificanti. Hanno in media 35 anni. Sono i soggetti dotati della cosiddetta “ipermemoria autobiografica”, al centro, per la prima volta al mondo, di uno studio volto a comprenderne i meccanismi neurobiologici.

Il lavoro, condotto esclusivamente in Italia, ha visto in prima linea l’Università di Perugia e la Sapienza di Roma, insieme alla Fondazione Santa Lucia IRCSS ed è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS).

Ipermemoria autobiografica

Si tratta della capacità di ricordare senza sforzo i dettagli, avvenimenti e aneddoti di una qualsiasi giornata vissuta anche decine di anni prima.

Si distingue, per definizione, dalla memoria comunemente considerata come normale, che non prevede la possibilità di ricordare con tale facilità eventi remoti o banali della propria esistenza.

Normalmente, infatti, si è in grado di ricordare con precisione solo eventi caratterizzati da un elevato impatto emotivo come la morte di una persona cara, la nascita di un figlio, il primo bacio.

Lo studio

Soltanto 8 soggetti dotati di ipermemoria sono stati identificati dal gruppo di ricerca nella popolazione italiana a partire dal 2015.

Si tratta degli unici individui, oggetto dello studio, ad aver superato un duplice test che ne ha documentato la prodigiosa capacità di memoria su eventi della propria vita.

Il primo test consisteva in 30 domande nelle quali veniva richiesto ai soggetti in esame di ricordare il giorno della settimana in cui era avvenuto un dato evento pubblico e di associare ad esso un evento personale.

Il secondo test al quale sono stati sottoposti soltanto coloro che avevano conseguito un punteggio elevato nel primo test era basato, invece, su una serie di 10 domande su date casuali, in cui veniva chiesto ai soggetti esaminati di rievocare un ricordo autobiografico ed uno pubblico risalenti all’intervallo di tempo compreso tra i 30 giorni prima ed i 30 giorni dopo quella data.

Gli 8 individui che hanno superato entrambi i test, dimostrando una capacità di memoria fuori dall’ordinario, sono stati sottoposti, assieme a 21 soggetti di controllo con memoria normo-tipica, a risonanza magnetica funzionale (fMRI), al fine di comprendere e di caratterizzare i meccanismi neurobiologici che sottendono la cosiddetta “ipermemoria autobiografica”.

La cosa straordinaria – sottolinea il primo autore dello studio, Valerio Santangelo, dell’Università degli Studi di Perugia e della Fondazione IRCCS – è che, oltre a ricordare il giorno della settimana di una data lontana nel tempo (per es. ricordano che il 3 agosto del 2011 era un mercoledì!), sono anche in grado di dire come erano vestiti in quella giornata, che cosa hanno mangiato, quale film hanno visto. Ancora più sorprendente è la completa assenza di esitazione o di sforzi consapevoli quando tali soggetti devono richiamare alla memoria eventi che hanno vissuto anche decine di anni prima.”

I risultati

Durante la scansione fMRI, è stato chiesto agli 8 soggetti esaminati di rievocare ricordi personali sia recenti che del passato e di premere, entro 30 secondi, un pulsante per segnalare che avevano rintracciato quell’evento specifico nella propria memoria (“fase di accesso al ricordo) e di fissare il ricordo continuando a riviverlo e ricostruendolo quanto più possibile nel dettaglio (“fase di elaborazione del ricordo).

L’indagine ha dimostrato differenze funzionali tra i soggetti ipermemori ed i soggetti controllo solo nella fase di accesso al ricordo, durante la quale è stata riscontrata, negli 8 individui dotati di ipermemoria autobiografica, un’aumentata attivazione della corteccia prefrontale mediale e delle sue connessioni funzionali con l’ippocampo, in particolare nell’accesso ai ricordi del passato piuttosto che a quelli più recenti.

Questi risultati – afferma Patrizia Campolongo, ricercatrice dell’Università La Sapienza di Roma e della Fondazione IRCCS – dimostrano che l’ipermemoria consiste essenzialmente nella capacità di accedere, tramite il circuito prefrontale – ippocampale, a tracce mnesiche non accessibili ai soggetti controllo, spiegando così la maggiore capacità dei soggetti ipermemori di riportare alla luce dettagli infinitesimi del loro passato.”

Prospettive future

La ricerca effettuata dal team italiano permette di aprire nuove prospettive nello studio della memoria, finora esaminata solo in termini di ipo-funzionamento in determinate condizioni patologiche.

Comprendere i sistemi neurobiologici alla base dell’iperfunzionamento di memoria – conclude Simone Macrì, dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) – fornisce di fatto importanti indicazioni su come intervenire per ripristinare un funzionamento adeguato dei sistemi di memoria in condizioni patologiche.

FONTI | Articolo originale PNAS, Immagine in evidenza