A cura di: Giulia Besana

Qualunque studente di medicina, in ogni parte del mondo, è a conoscenza del giuramento più antico della professione medica. Più di 2500 anni fa questo breve testo ha definito la morale della medicina e si è posizionato come guida per coloro che sceglievano questo importante percorso professionale.

Secondo una recente revisione della storia del Giuramento, sembra che il testo non sia stato scritto da Ippocrate in persona, ma appartenga ad un periodo successivo a quello del famoso medico greco, probabilmente intorno al 500 a.C. L’Università di Wittemberg, in Germania, fu la prima ad incorporare il testo greco nella cerimonia di laurea dei giovani medici nel 1500, ma ci vollero ancora due secoli prima di garantirne la traduzione e la circolazione in altre lingue e paesi del mondo. Dalla seconda metà del ‘900 il testo fu riscritto da Louis Lasagna (rettore della Tufts University School of Medicine di Boston) e la sua versione divenne quella ufficiale per quasi tutti gli Stati Uniti, ufficializzando così un processo iniziato più di 2000 anni prima.

Il modello di etica medica trasmessa in questo scritto si riferisce essenzialmente al dovere del medico di operare nell’interesse e nel bene del paziente, e lo identifica come detentore di sapere e di responsabilità nei confronti della salute e del benessere della persona curata, e, pertanto, di tutta la comunità.

Valori quali la libertà di esercizio, la difesa della vita, l’imparzialità nei confronti di differenze di genere, provenienza geografica o estrazione sociale sono tutt’ora largamente condivisi. Ma quanto è attuale questo testo alla luce delle trasformazioni culturali, sociali e tecnologiche che hanno attraversato il rapporto tra uomo, medico e medicina?

Nonostante ancora molti giovani neolaureati recitino il Giuramento nel giorno in cui sono proclamati al mondo come medici, c’è un cambio di prospettiva sull’attualità di questo testo e sul suo valore per le nuove generazioni. La struttura dei sistemi sanitari, l’eutanasia, l’aborto, la protezione dei dati, il ruolo attivo dei pazienti, l’introduzione di nuove tecnologie sono tutti temi le cui domande fondamentali faticano a trovare risposte all’interno delle linee guida etiche del medico secondo il Giuramento di Ippocrate, anche nella sua versione più moderna.

Inoltre, la valenza morale agli occhi degli studenti ha perso il proprio peso rispetto al passato, perché ancorata a temi distanti dagli ostacoli etici affrontati oggi dalla medicina.

Le linee guida etiche dell’AMA (American Medical Association) evidenziano questo importante gap tra testo e contesto, facendo notare come – all’emergere di nuove tecnologie e nuovi modelli di cura – le responsabilità etiche dei medici non cambino. Com’è possibile, allora, integrare il codice etico del medico con il cambiamento di paradigma imposto dai mutamenti sociali e culturali e – soprattutto – dalla tecnologia?

The Medical Futurist, nel suo articolo, cita una serie di modifiche essenziali da prendere in considerazione per rendere più attuale il Giuramento e adattarlo alle necessità e alle domande che i medici già incontrano e sempre più incontreranno nella loro professione. Tra questi, l’inclusione dei pazienti e di altri professionisti della salute (infermieri, ricercatori, terapisti, …), la prospettiva preventiva e non solo curativa, la disponibilità tecnologica, l’apprendimento costante, la gerarchia medico-paziente e – last but not least – il tema della privacy.

Leggermente differente da quella inglese, la versione italiana più recente del Giuramento di Ippocrate (la precedente è del 1998) è stata deliberata dalla Federazione Nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri nel marzo 2007.

Il tono è più orientato verso la disciplina per i principi etici e il mantenimento e rispetto di tutti i decreti che definiscono la professione. La versione inglese, al contrario, considera più da vicino l’umanità dell’individuo al di là della malattia e la responsabilità del medico di interagire, trattare e curare il paziente come una persona all’interno della propria complessità emotiva, personale, familiare e sociale (“I do not treat a fever chart, a cancerous growth, but a sick human being”).

I 12 punti del testo italiano affrontano una serie di temi chiave: legalità, rispetto della vita, segreto professionale, correttezza, rispetto del lavoro e delle opinioni dei colleghi, rispetto del paziente.

Tuttavia, esistono argomenti di estrema attualità nella professione medica, che possono essere considerati ed integrati all’interno del Giuramento, per rendere i suoi principi etici significativi nel contesto odierno.

Vediamoli punto per punto:

Il medico, “consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compi[e] e dell’impegno che assum[e]”, giura:

1) di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento;

Al primo punto del giuramento compare il diritto e il dovere del medico di agire in libertà, operando secondo il proprio giudizio e comportamento. Oggigiorno, tuttavia, il medico non è il solo possessore di informazioni e giudizio. Lontani ormai dal paternalismo medico nel quale il curante aveva il dovere di esprimersi e il curato di adeguarsi, i pazienti di oggi hanno – rispetto al passato – maggiore health literacy, informazioni, sensibilità, strumenti tecnologici e digitali e, conseguentemente, responsabilità all’interno dell’intero processo di cura. L’interazione medico-paziente si è modificata ed è entrata in una dimensione di scambio bidirezionale.

Il discorso di Rita Charon sulla medicina narrativa, il ruolo dell’ascolto e la tecnologia che abilitano uno scambio di informazioni vicine alla “evidence based” non rappresentano più una sfida futura, ma una realtà con la quale il medico è tenuto a confrontarsi su base quotidiana. La condivisione di informazioni derivanti da tracker di natura sportiva o sanitaria, così come l’accesso a nuove prospettive di cura, trattamenti e forme di assistenza remota prima impensabili rendono il rapporto medico-paziente ancora più dinamico. Pertanto, il primo punto del Giuramento dovrebbe indicare l’importanza di esercitare la professione in libertà ed indipendenza, ma pur sempre all’interno della dinamica relazionale con il paziente e tenendo conto degli strumenti digitali e tecnologici a disposizione di entrambi.

2) di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;

Qui non si parla solo di sollievo dalla malattia, ma anche di tutela della salute psichica e fisica. A questo proposito, allargare la visione alla prevenzione diventa un passo ulteriore, che nasce dalla difesa della vita e dall’impegno professionale. Un tema, quello della prevenzione, sempre più attuale, alla luce della crescente attenzione dei pazienti (e consumatori sani) per lo stile di vita, il mantenimento del benessere e l’allugamento del quality of life span, a misura del cambiamento epocale della medicina da solo curativa a – anche – preventiva. Complice e carburante di questa spinta verso una curiosità e consapevolezza maggiore è sicuramente la tecnologia, che permette ai pazienti (e non) di monitorare il proprio stato di salute attraverso la raccolta di dati e analisi, così come previsione, di trend di benessere. Il medico – aumentato nel suo potenziale curativo e preventivo dalle nuove tecnologie – ha il compito di aiutare il paziente nel comprendere e contestualizzare i propri dati, per permettere una crescente autonomia “informata” e guidata dall’esperienza insostituibile della professione.

3) di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente;

Ad oggi, in Italia, aborto ed eutanasia (passiva) sono legali, nonostante il dibattito sia ancora aperto. In base all’articolo 32 della Costituzione, “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” e la legge 194 garantisce il diritto della donna di interrompere una gravidanza. Dal lato del medico, il tema della scelta sulla vita e sulla morte è andato definendosi sulla base dell’etica personale, più che professionale, concretizzandosi nell’obiezione di coscienza. In questo senso, la negazione assoluta – identificata nel “mai” – di questo passo del Giuramento smette di essere attuale alla luce delle trasformazioni sociali e legislative avvenute nel nostro Paese, e necessita quindi di una revisione che rispetti la scelta di coscienza del medico in merito alle delicate questioni che toccano la vita e la morte.

4) di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona non utilizzerò mai le mie conoscenze;

5) di prestare la mia opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione;

6) di affidare la mia reputazione esclusivamente alle mie capacità professionali ed alle mie doti morali;

7) di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione;

La dignità e il prestigio della professione, nella visione odierna delle cose, possono facilmente essere assimilabili ai principi etici e alla rettitudine comportamentale dichiarate nei punti precedenti. L’enfasi retorica sul prestigio fa riferimento ad una visione del medico distaccata e – a tratti – superiore, legata a dinamiche ancora paternaliste del passato che richiedevano atteggiamenti allineati con il ruolo che si ricopriva all’interno della società. Nel contesto attuale, la vicinanza al paziente, la disponibilità per il sociale e la capacità di innovarsi – anche – attraverso le tecnologie rappresentano probabilmente valori più vicini alla dignità della professione.

8) di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;

Il contrasto di opinioni è essenziale: è l’azione determinante dello scambio di conoscenza tra professionisti che condividono gli stessi problemi, ma sono in grado di trovare soluzioni differenti. L’eterogeneità di essenza e di pensiero, in medicina così come in moltissimi altri campi, è il fattore chiave del successo e della garanzia che ci sia sempre sufficiente ricerca e sforzo per la conoscenza dell’ignoto. A questo proposito, si rende necessario un leggero ampliamento del discorso di contrasto (scambio) di opinioni. Se nella versione attuale si ferma davanti alla mera (e banale, nel contesto odierno) forma di rispetto per chi la pensa diversamente, una versione aggiornata deve includere il tema della formazione continua, dell’importanza della ricerca personale e dell’aggiornamento per l’intera categoria professionale. Le nuove tecnologie in medicina, in questo senso, offrono uno stimolo continuo all’apprendimento e allo sviluppo. Per questo, il medico è tenuto – in senso profondamente etico – ad aggiornarsi ed innovarsi attraverso i tanti strumenti che si rendono disponibili ogni giorno, per perseguire l’obbiettivo principe della sua professione, che compare al secondo punto del Giuramento.

Un ulteriore punto di approfondimento su questo passo è rappresentato dall’importanza della multidisciplinarietà dei processi – clinici e non – di cura. La considerazione della collaborazione con l’interno ventaglio di professionisti che operano con e per il paziente è d’obbligo all’interno delle linee guida di etica professionale, che non considerano l’individuo come punto isolato, ma come elemento in una rete di professione. Il paziente non è solo al centro di questa rete, ma ne fa parte in maniera integrata attraverso le informazioni, esperienze e i dati che porta a supporto dell’intero team di cura.

9) di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica;

10) di prestare assistenza d’urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’Autorità competente;

11) di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto;

Nell’undicesimo punto compare il tema della libertà di scelta del paziente nei confronti del medico curante e dell’importanza della relazione di fiducia e rispetto (dovuto, sia da parte del medico che del paziente). A completare questo punto è necessario un passo successivo, identificabile nella cooperazione e collaborazione tra medico e paziente, o nel dualismo che annulla la visione paternalistica della medicina e apre confini nuovi. Non solo il paziente ha la libertà di scegliere il proprio medico curante, ma ha anche diritto a discutere sulla cura, le sue tempistiche, i suoi effetti collaterali, le possibili alternative e le implicazioni relazionali, sociali, professionali ed emotive che essa rappresenta.

12) di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato.

I dati sanitari sono definiti come tutti i dati inerenti allo stato di salute, vita sessuale e condizioni fisiche e mentali di una persona, e sono altamente tutelati da divieto di diffusione e dall’obbligo di criptare le informazioni. Il dodicesimo punto sulla privacy, nella versione del Giuramento rivista, può essere aggiornato. Alla luce della recente GDPR e delle relative leggi sui dati personali, non si tratta più solo di segreto professionale del medico, ma anche dell’obbligo di utilizzare un’informativa sulla privacy, e di strumenti idonei ad un’adeguata tutela dei dati del paziente (attraverso archivi ad accesso controllato).

Pertanto, una versione aggiornata è possibile e necessaria, per ridare al Giuramento di Ippocrate il suo valore storico, etico e professionale, in un quadro di valori sensato, attuale e sempre più orientato al medico di oggi e di domani.