Stelara (così il nome del medicinale) è un anticorpo monoclonale, primo rappresentante biologico nella terapia del morbo di Crohn. Approvato in Europa già dal 2016, vanta una strategia d’azione innovativa e numerosi vantaggi di un’alternativa di repentina efficacia e durevolezza nel tempo.
La malattia di Crohn
La malattia di Crohn si identifica come malattia infiammatoria intestinale, a carattere recidivante e coinvolgente tutto il tratto gastrointestinale. A differenza della colite ulcerosa non si limita alla sola mucosa, ma colpisce tutti gli strati della parete intestinale e assume un andamento cronico intermittente, caratterizzato da fasi acute alternate a periodi di remissione. Si manifesta con una svariata sintomatologia, anche extraintestinale, ma nella maggior parte dei casi si individuano diarrea, dolore addominale e dimagrimento (legato allo scarso assorbimento dei nutrienti).
Rientra dunque tra le patologie del tratto gastrointesinale a carattere cronico e registra una prevalenza di casi nei paesi occidentali e ad alto reddito. Tuttavia l’urbanizzazione e la maggiore disponibilità di mezzi diagnostici rivelano una crescente tendenza della malattia anche in Asia e nei paesi del Medio Oriente, giustificata in aggiunta da una maggiore consapevolezza della malattia. In Italia si calcola una percentuale di casi che oscilla tra il 30 e il 40% delle persone affette da malattie infiammatorie intestinali, con una maggiore frequenza in giovane età.
Nei casi di moderata o severa entità, la malattia è caratterizzata da febbre, forte calo ponderale e anemia, finanche all’ostruzione intestinale e ad una refrattarietà alle terapie convenzionali, caratterizzate principalmente da glucocorticoidi e immunosoppressori, oltreché antagonisti del fattore di necrosi tumorale alfa e delle integrine (mediatori dell’infiammazione coinvolti nella patogenesi della malattia).
Lo studio
Circa due anni fa il New England Journal of Medicine pubblicò i risultati di uno studio condotto su Ustekinumab, anticorpo monoclonale diretto alla subunità p40 di due citochine: l’interleuchina 12 e l’interleuchina 23, principali implicate nel processo patogenetico del morbo Crohn. Lo studio prevedeva l’iniziale somministrazione del principio attivo per infusione endovenosa in due distinte popolazioni di pazienti con Malattia di Crohn moderata o grave. Successivamente è stata valutata una terapia di mantenimento somministrata sottocute.
Nel dettaglio sono state selezionate una prima popolazione di 741 pazienti non rispondenti agli antagonisti del fattore di necrosi tumorale (TNF) o con importanti effetti collaterali, e una seconda coorte di 628 persone che non hanno tratto beneficio dalle terapie convenzionali. Di queste, i 327 pazienti che hanno risposto all’infusione di Ustekinumab, hanno partecipato ad uno studio randomizzato con placebo per ricevere la terapia subcutanea (90 mg ogni 8-12 settimane).
Sono stati valutati i risultati per i due trattamenti rispettivamente alla sesta e alla quarantaquattresima settimana, evidenziando un significativo tasso di risposta più alto del placebo per la terapia endovena. La terapia di mantenimento ha invece mostrato remissione della malattia alla settimana 44 nel 53.1% e 48.8% (rispettivamente primo e secondo gruppo), contro il 35.9% dei pazienti riceventi il placebo.
Lo studio evidenzia inoltre come il secondo gruppo abbia registrato un tasso di risposta leggermente più alto nella prima fase del trattamento. Questo poiché presumibilmente i pazienti in cui si è registrato il fallimento alle sole le terapie convenzionali, erano meno refrattari e ad uno stadio della malattia relativamente meno avanzato.
La speranza negli anticorpi monoclonali
Con risultati già osservati a partire dalla terza settimana di trattamento, tale studio conferma Stelara farmaco di conclamata utilità anche nel morbo di Crohn – oltreché nella psoriasi a placche e nell’artrite psoriasica per cui è da tempo utilizzato – , per cui vanta a tutt’oggi risultati di invidiabile efficacia. Nello specifico della malattia, il principale beneficio si identifica nel meccanismo farmacologico che garantisce una azione a monte dell’infiammazione, riducendo l’attivazione delle cellule immunologiche. L’ulteriore vantaggio sta nella capacità di contrastare efficacemente l’andamento clinico della malattia, caratterizzato da acutizzazioni alternate a periodi di remissione: Stelara infatti garantisce una risposta repentina nelle dolorose fasi di attivazione della malattia e un altrettanto mantenimento dello stato di benessere nel tempo.
Guardando indietro al primo anticorpo monoclonale, prodotto nel non lontano 1986,ad oggi il mercato di è notevolmente ampliato, stimando oltre 70 nuovi prodotti della classe entro il 2020. Le ragioni principali di tale successo sono senza dubbio il conclamato vantaggio di nuovi target terapeutici, con meccanismi altamente specifici e generalmente ben tollerati in termini di sicurezza. Una sfida che deve il suo successo a sorprendenti progressi biotecnologici e che ha l’ambizioso potenziale di poter rivolgere il suo sguardo a svariati campi terapeutici, orfani di valide alternative o del tutto inesplorati.
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