Articolo in collaborazione con il Segretariato Italiano Studenti di Medicina – SISM
La salute mentale rappresenta da sempre un tabù, ancora di più quando si parla di giovani e di studenti. Spesso si prova vergogna a parlarne e, anche quando si trova il coraggio di farlo, si viene presi poco in considerazione. Spesso non si sa quanto sia complesso questo concetto: la salute mentale si definisce come uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni.
Salute mentale nei giovani
Parlare di questo tema sta diventando sempre più urgente, soprattutto fra i giovani, ai quali è stata infatti dedicata dall’OMS la giornata mondiale della salute mentale, che ricorreva il 10 ottobre. La metà dei disturbi mentali si sviluppa a partire dai 14 anni di età ed essi costituiscono la terza causa di morbosità nei giovani. Il suicidio rappresenta, a livello mondiale, la seconda causa di morte nei giovani dai 15 ai 29 anni ed è preceduto solo dagli incidenti stradali.
L’adolescenza ed i primi momenti della vita adulta sono un momento di grande cambiamento, che, per quanto eccitante, può essere anche causa di stress ed apprensione. In alcuni casi, se non riconosciute, queste condizioni possono portare a disturbi mentali.
Tra le fila universitarie
Questi cambiamenti sono particolarmente rilevanti negli studenti universitari, che si trovano ad affrontare diversi eventi stressanti: il cambio delle attività sociali, delle abitudini di sonno e di alimentazione, il lavoro con persone che non si conoscono, la delusione delle aspettative personali, la competizione tra studenti e l’aumentato carico di lavoro.
Lo stress è un fattore rilevante per la salute dell’individuo: per stress psicologico si intende una situazione in cui l’individuo percepisce che le richieste del proprio ambiente superino le proprie capacità adattive. Un’esposizione cronica allo stress può portare all’insorgenza di episodi depressivi maggiore con una prevalenza media del 30.6%.
Fra gli studenti di medicina, e la cosa non stupirà molti di voi, l’incidenza della depressione è maggiore da due a cinque volte rispetto alla popolazione generale: ben uno studente su tre soffre di depressione o di sintomi depressivi e di questi l’11.1% ha idee suicidarie. Ulteriore spunto di riflessione è che i sintomi depressivi aumentano del 13.5% con l’ingresso a medicina, indipendentemente dal sesso.
Cosa fare?
Questi dati sono allarmanti, cosa fare allora? Bisogna iniziare a parlarne, a parlare di cosa sia davvero la salute mentale, di quali siano i sintomi e le manifestazioni dello stress, del burnout e di tutte le patologie psichiatriche, così da poterle riconoscere.
La prevenzione, fin dall’adolescenza, comincia proprio dalla consapevolezza e dalla capacità di cogliere i primi segnali e sintomi di malattia mentale. Un altro aspetto fondamentale per prevenire queste condizioni è il supporto psico-sociale, sia attraverso le scuole o altri spazi della comunità, che possono aiutare nel prevenire e nel gestire eventuali situazioni problematiche.
C’è sempre maggiore attenzione verso il concetto di resilienza, la capacità di far fronte agli eventi negativi riorganizzando in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà, senza stravolgere o alienare la propria identità. La resilienza non è determinata geneticamente, ma può essere migliorata e costruita soprattutto nella giovane età per imparare a fronteggiare le sfide della vita.
La salute mentale nei giovani e negli studenti non è un tabù, è necessario parlarne per combattere lo stigma ed imparare a riconoscere i sintomi appena si manifestano.
Un articolo scritto dal team del SISM (Segretariato Italiano Studenti in Medicina), grazie alla partnership con ‘La Medicina in Uno Scatto’.
FONTI | SISM, WHO, JAMA, Sciencedirect