La sindrome di savant: genio e disabilità

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La sindrome del savant (nota a volte come idiot savant syndrome od autistic savant) è una condizione rara e straordinaria, nella quale si ha contemporanea sussistenza di una profonda disabilità mentale, alle volte tale da non rendere autonomi, con abilità e capacità sopra la media o prodigiose in uno o più specifici campi dello scibile, accompagnate da formidabile memoria a lungo termine.

Origine del nome

Il nome originale della sindrome deriva dall’unione del termine francesce “savoir”, che significa “sapere” con “idiot”, idiota, e fu coniata dal dottor Langdon Down nel 1887, più di un secolo dopo la prima citazione nel giornale tedesco “Gnothi Sauton”. Down riportò alcuni casi di bambini od adolescenti capaci di attività estremamente difficili che presentavano gravi mancanze nella stragrande maggioranza delle altre facoltà mentali, tanto da avere, secondo il medico, QI inferiori a 25. Attualmente la denominazione accettata è “sindrome di savant”, poiché è stato visto che nessun soggetto affetto ha QI inferiori a 40 e che solo il 50% dei savant ha disturbi dello spettro autistico.

Caratteristiche fondamentali

Epidemiologia

La condizione è rara, ma 1 soggetto con autismo su 10 mostra segni di savantismo. Una stima percentuale ragionevole vedrebbe un 50% dei savant come soggetti autistici, mentre il restante da imputare a disabilità dello sviluppo, ritardo mentale o altre forme di danno al SNC, per cui non tutti gli autistici sono savant e viceversa.

I maschi portatori sono più numerosi delle femmine, in un rapporto di circa 6:1. Le motivazioni potrebbero risiedere negli alti livelli di testosterone circolanti durante la gravidanza, che inficiano lo sviluppo, già tardivo, dell’emisfero sinistro. Si creerebbero, a questo punto, le condizioni favorevoli per la dominanza dell’emisfero destro.

Range di competenza

Le spiccate capacità dei savant si manifestano in uno stretto range di abilità rispetto alle numerose possibilità del repertorio umano. Si sviluppano cioè particolari genialità per:

  • Musica: sia composizione che esecuzione, alle volte sono polistrumentisti. Molto spesso hanno “l’orecchio assoluto”, anche se non è chiaro se innato o dovuto all’esperienza accumulata;
  • L’arte figurativa, quale disegno, scultura e pittura;
  • Il calcolo del calendario, cioè la capacità di associare ad ogni giorno del mese il suo corrispettivo settimanale, a distanza di decenni o secoli.
  • Matematica: sanno dire istintivamente se un certo numero è primo o eseguire complesse operazioni aritmetiche a mente, quali, ad esempio, estrazioni di radici, potenze e moltiplicazioni a molte cifre.
  • Intelligenza spaziale e meccanica, cioè la capacità di percepire lo spazio, dando misurazioni senza bisogno di strumenti, oppure costruiscono modelli e strutture complesse o ancora riescono a memorizzare mappe di città e luoghi assai vasti ed eterogenei.
  • Altre abilità note: iperlessia, grande conoscenza di argomenti specifici e complessi, poliglottismo, percezione del tempo che passa senza ausilio di orologi o strumentazioni.

Fattore comune è la presenza di una memoria straordinaria, che potrebbe spiegare alcune abilità ma non il calcolo del calendario e le capacità musicali. Secondo alcune ricerche, una buona percentuale dei savant avrebbe memoria eidetica, ma diversi autori credono sia più un marker di danno cerebrale che l’effettivo mezzo di memorizzazione.

Tipi di savant

Vi è uno spettro di abilità nei diversi savant: alcuni si focalizzano ossessivamente sulla memorizzazione e conoscenza di fatti e sigle (splinter savant); altri, i cosiddetti “savant talentuosi“, hanno abilità molto sviluppate che spiccano rispetto alla disabilità; ed infine i “savant prodigiosi“, i più rari (ne sono noti circa un centinaio nel mondo), dove le abilità sono talmente incredibili da essere eccezionali anche in soggetti neurotipici.

Origini della memoria eccezionale

La memoria dei savant è spesso prodigiosa ma ristretta, nel senso che si mostra molto profonda solo nel campo della specifica abilità di cui il soggetto è maestro. Diversi autori si riferiscono alla capacità mnesica dei savant come “automatica” o “inconscia”, cioè si forma senza che il soggetto se ne renda conto; una spiegazione abbracciata da diversi autori, sostiene che la persona savant utilizzerebbe i circuiti primitivi cortico-striatali per immagazzinare le informazioni, siano esse semantiche o procedurali, mentre il soggetto non savant ha due circuiti dedicati che funzionano in specifiche situazioni, uno per le informazioni procedurali ed uno per i compiti semantici. La seconda è molto più selettiva e recente evolutivamente parlando, per cui meno efficiente in relazione alla prima.

Savantismo acquisito

Esistono forme di savantismo acquisito, un evento rarissimo con il quale si intende l’emergenza di incredibili capacità, in soggetti prima normotipici, a seguito di traumi o malattie, per esempio in occasione di demenza fronto-parietale o dopo lesioni al lobo sinistro. Al seguente link potete leggere alcuni casi notevoli.

Il fenomeno “rain-man”

L’uomo che è forse l’esempio più noto di sindrome di savant: Kim Peek, un savant congenito, scomparso nel 2009. Conosciuto nella cittadina statunitense dove viveva, Salt Lake city, come “the real Rain-man“, è stato lo spunto per il film vincitore del premio Oscar, “Rain man- l’uomo della pioggia”.

Nato con un idrocele poi regredito ed agenesia del corpo calloso, il savantismo di Peek era solo parzialmente intrecciato con il disturbo dello spettro autistico: incapace di camminare fino ai 4 anni, bisognoso di aiuto anche solo per allacciarsi le scarpe, Kim, nell’arco della sua vita, aveva letto più di 12.000 libri ed era capace di ricordare il 98% del loro contenuto a memoria. Assai peculiare era il suo modo di leggere: passava in rassegna entrambe le pagine contemporaneamente, una con l’occhio sinistro ed una con il destro, impiegando circa un’ora per completare il libro.

Era capace di complessi calcoli mentali, ma non di astrarre o metaforizzare, dimostrando una limitata capacità di associazione e creatività. Ai test psicometrici di intelligenza aveva ottenuto uno score sotto la media (QI in deviazione standard 15 di 87), nonostante altissimi punteggi in alcuni sottotest.
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La storia di Kim Peek è affascinante e complessa, una vera sfida per le neuroscienze e la psichiatria, che si stanno sempre di più occupando dello studio di persone con abilità straordinarie, grazie ai nuovi mezzi di imaging e test sempre più affidabili.

FONTI | articolo review

ALTRE LETTURE | Kim Peek

Andrea Tagliolini
Sono studente di medicina al 6° anno presso l'Università degli studi di Perugia. Il mio mantra di vita è una frase di Richard Feynman, il noto fisico: "Il primo principio è che non devi ingannare te stesso e te sei la persona più facile da ingannare".