“All’idea della morte ci si abitua. Ma come farò d’ora in poi con lui che c’è senza esserci? È possibile elaborare il lutto di una persona ancora in vita? Esistono percorsi di sopravvivenza per chi si ritrova davanti a un corridoio vuoto?”

Cécile Huguenin in “Alzheimer mon amour”

E’ la storia di persone che non ricordano più la propria storia, è la storia di individui privi di qualsiasi difesa ed è la storia di una malattia che coinvolge chi ha deciso che di te si prenderà cura per tutta la vita.

Il Morbo di Alzheimer è per definizione

“Una sindrome clinica caratterizzata da perdita delle funzioni cognitive, tra le quali invariabilmente la memoria, di entità tale da interferire con le usuali attività sociali e lavorative del paziente. Oltre ai sintomi cognitivi sono presenti sintomi non cognitivi che riguardano la sfera della personalità, l’affettività, l’ideazione e la percezione, le funzioni vegetative, il comportamento”

Quanto è vera questa definizione per le persone che circondano il malato?

Permeate dal coinvolgimento di nuove drastiche emozioni, coloro i quali sono accanto ad un malato di Alzheimer osservano decadere attimo dopo attimo il proprio marito, il proprio padre e, senza preavviso alcuno, sono sommerse da un mondo caratterizzato dall’univoca certezza dell’incertezza. Chi l’ha incontrata lungo il proprio cammino sa che “L’Alzheimer non fa sconti, ti mette a nudo l’anima, e spogliandoti di tutto sveste anche il cuore.”
La malattia di Alzheimer non lascia scampo, non ha cura. Svuota la vita e, forse, anche l’anima del malato ma, certamente, riempie, soffoca ed affatica quella del familiare. Si sviluppa un rapporto di totale dipendenza psicofisica che, alcuni, hanno denominato ”Amore al tempo dell’Alzheimer”. Si è costretti a confrontarsi con qualcuno che non è più quel qualcuno, con la paura di ritrovarsi ad essere osservati un giorno con gli stessi occhi, con la consapevolezza che chi ami non ritornerà mai più.
 
“Esistono percorsi di sopravvivenza per chi si ritrova davanti a un corridoio vuoto?”
 
Si spegne mai la flebile speranza che quegli occhi, per una volta ancora, possano ritornare ad entrare in contatto con i propri?

Il fotografo Fausto Podavini, vincitore del World Press Photo 2013 per la categoria “Daily Life Stories”, racconta la storia di Mirella moglie di Luigi malato di Alzheimer. Un Reportage in bianco e nero mostra la bellezza di un amore e la foto, scattata in un attimo di estrema intimità in cui Mirella fa la doccia a Luigi, riesce a trasmettere le difficoltà ma, anche, la tenacia di di una donna che non si arrende al cospetto della malattia.

Fonti | Reportage completo a questo link

Domenico Posa
Amministratore e Facebook Manager | Frequento Scuola di Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro." Fondatore ed ideatore del progetto "La medicina in uno scatto" | email - domenico.posa@gmail.com