Quando si parla di Sclerosi Multipla è quanto mai frequente parlare di alimentazione e nello specifico di minerali, della correlazione di questi con il rischio e la progressione della malattia e di come un appropriato apporto di questi nell’alimentazione possa contribuire a una migliore gestione della patologia da parte del paziente o addirittura alla prevenzione della stessa malattia. Qui di seguito un esempio sitografico in cui tale correlazione fa da premessa ad alcuni passaggi.
Lo studio di cui vi parliamo cerca di indagare quanto possa realmente essere rilevante il ruolo giocato da alcuni minerali (ferro, zinco e altri) nello sviluppo della malattia.
Il lavoro è stato pubblicato 3 aprile 2019 sul sito Neurology e si conclude non mostrando alcun legame tra l’assunzione alimentare di diversi minerali e il successivo sviluppo di Sclerosi Multipla.
La malattia
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa demielinizzante, multifattoriale e a eziologia sconosciuta. Si tratta, secondo quanto emerge da numerose evidenze, di una patologia autoimmune, che conduce a una perdita di mielina in più aree del Sistema Nervoso Centrale (coinvolgendo sia materia bianca che grigia, a differenza di quanto si è sempre pensato).
Non riduce l’aspettativa di vita ma in modo imprevedibile e con tempi e modalità diversi può modificarne radicalmente la qualità (a seconda della variante clinica).
Lo studio
Si è trattato di uno studio prospettico di coorte in cui si è valutato, con un questionario somministrato ogni quattro anni (per un massimo di venti anni), l’assunzione di minerali sia attraverso la dieta che in modo supplementare con integratori da parte di 80.920 infermiere coinvolti nel Nurses’ Health Study (1984–2002) e 94.511 infermiere coinvolte nel Nurses’ Health Study II (1991–2007). Sono stati osservati 479 nuovi casi di Sclerosi Multipla nel corso del follow-up e si è proceduto così alla stima dei rapporti di rischio e degli intervalli di confidenza relativamente all’associazione tra assunzione di minerali e rischio di Sclerosi Multipla (si è tenuto conto di numerosi elementi tra cui fumo, supplementi di vitamina D, Indice di Massa Corporea a 18 anni, latitudine e residenza a 15 anni, età e di taluni indici di correzione).
I minerali valutati nello specifico sono stati Zinco, Ferro, Potassio, Magnesio, Calcio, Fosforo, Manganese e Rame, tutti minerali protagonisti di un altro recente studio in cui sono stati consumati meno da pazienti che hanno poi sviluppato Sclerosi Multipla.
Elaborati i risultati si è concluso che non c’è alcuna correlazione tra assunzione (sia precedente che durante il follow-up) di minerali e rischio di Sclerosi Multipla.
“Mentre studi precedenti hanno suggerito che i livelli di zinco sono più bassi nelle persone con SM e che lo zinco può produrre una risposta immunitaria più antinfiammatoria in un modello animale di SM, questi effetti possono essere troppo sottili all’interno della gamma di assunzione di zinco comune nella popolazione statunitense per modificare il rischio di SM”, ha detto Marianna Cortese, autrice dello studio.
I limiti
Lo studio ha coinvolto solo donne, per la maggior parte bianche, da qui la difficoltà di generalizzare a uomini e persone di altra razza.
Conclusioni
Lo studio si contrappone a numerosi altri studi che in passato hanno sostenuto il contrario e a partire dai quali sono state sviluppate strategie alimentari più adatte a prevenire lo sviluppo o evitare la progressione della malattia.
È quantomeno un tassello, non definitivo ma utile a rendere più corposo il dibattito al fine di comprenderne l’effettivo ruolo.