Secondo uno studio condotto su cavie murine, lo stimolo del grattamento innescherebbe una serie di risposte immunitarie che culminano in un numero maggiore di mastociti attivati, coinvolti nelle reazioni allergiche tramite il rilascio di istamina e di altri mediatori, nell’intestino tenue.
La pelle, il nostro organo più grande con i suoi 2 m² di superficie, non solo ha l’importantissimo ruolo di proteggere le strutture sottostanti (muscoli, ossa, organi interni), ma ha anche la facoltà di rendere manifeste esternamente situazioni di malessere e di alterazione del nostro organismo, alterazioni non per forza primitive della pelle stessa ma che possono avere anche un’origine “lontana”.
Non deve sorprendere che agenti causali diversi possano dare manifestazioni con lo stesso quadro semeiotico, disponendo la cute di un limitato numero di risposte: ad esempio le cause di un eczema, dermatosi eruttiva a carattere essudativo, possono essere svariate.
La dermatite atopica
Tra i vari tipi di eczemi uno dei più frequenti e indagati clinicamente è l’eczema atopico, meglio noto come dermatite atopica. Si tratta di una malattia geneticamente determinata a trasmissione autosomica poligenica caratterizzata da flogosi cutanea più o meno intensa ad andamento cronico recidivante. È una condizione facente parte di un quadro più complesso e articolato noto come atopia (asma, rinite allergica, congiuntivite, dermatite atopica). L’atopia è una condizione costituzionale, spesso familiare, caratterizzata da un’iperattività della cute e delle mucose (bronchiali, congiuntivali, enteriche), scatenata da fattori apparentemente normali.
A livello patogenetico si tratta di una reazione di ipersensibilità ritardata da contatto in cui coesistono fenomeni di ipersensibilità IgE mediati. Inoltre si ha una non corretta funzione della barriera epidermica e in particolare dello strato corneo, in questo modo gli allergeni penetrano e i linfociti T affluiscono stimolando i linfociti B a produrre IgE.
Si tratta dunque di una condizione che ha un linking molto forte con le allergie.
A tal proposito i ricercatori del Boston Children’s Hospital in un recente studio hanno indagato la relazione tra dermatite atopica e allergie alimentari ottenendo risultati illuminanti.
Per comprendere lo studio è importante sottolineare quale sia la sintomatologia tipica della dermatite atopica: il criterio clinico maggiore, insieme a storia di atopia e andamento cronico recidivante delle lesioni cutanee è il prurito delle lesioni stesse.
Poiché pruriginose le lesioni inducono i bambini (infatti il 60% dei casi di dermatite atopica è ad esordio infantile, prima dei 2 anni di età) a grattarsi: tale attività stimola l’espansione dei mastociti… nell’intestino!
I mastociti sono presenti nel tessuto connettivo e tendono a concentrarsi in particolar modo lungo i vasi sanguigni, intervenendo nelle reazioni allergiche, di ipersensibilità e anafilattiche, venendo inoltre a buon diritto considerati gli attivatori della flogosi acuta il cui mediatore principe è l’istamina.
Lo studio
I ricercatori hanno scoperto che alcune cellule della pelle rispondono ai graffi, simulati applicando e rimuovendo piccole strisce di nastro sulla pelle dei topi, producendo la citochina IL-33. Quando IL-33 raggiunge l’intestino sinergizza con IL-25, secreta dalle cellule nel rivestimento dell’intestino, per attivare cellule linfoidi innate di tipo 2 (ILC2s). ILC2 attivate rendono due ulteriori proteine di segnalazione cellulare, IL-13 e IL-4, che sono risultate responsabili dell’espansione dei mastociti intestinali.
I ricercatori hanno anche scoperto che man mano che i mastociti si espandevano, il rivestimento intestinale diventava più permeabile (a causa dell’attività dell’istamina), rendendo più facile per gli allergeni entrare nei tessuti: questo comporta ovviamente reazioni allergiche proporzionalmente più gravi.
Inoltre i ricercatori hanno scoperto che le biopsie intestinali di quattro bambini con dermatite atopica contenevano più mastociti di quelli di quattro bambini senza la condizione: questo avvalora una volta di più la relazione tra atopia (condizione geneticamente determinata, come lo è appunto il numero di mastociti) e dermatite atopica.
Ovviamente è necessario ulteriore lavoro per determinare la rilevanza dei risultati per l’uomo. I ricercatori suggeriscono che gli interventi per limitare il prurito potenzialmente potrebbero ridurre la gravità dell’allergia alimentare tra le persone con dermatite atopica che attualmente giova di una terapia topica (emollienti, antibiotici, corticosteroidi, modificatori della risposta biologica) e di una terapia sistemica in caso di forme gravi (prednisone, metotrexato, ciclosporina a, antistaminici, fototerapia) con l’obiettivo di ridurre prurito e flogosi e di ripristinare l’integrità della barriera cutanea.
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