Nuovi elementi nella diagnosi della Sindrome da Stanchezza Cronica

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Un team di ricercatori della Stanford University School of Medicine dichiara di essere riuscito a raggiungere notevoli risultati nella diagnosi della sindrome della stanchezza cronica.

Un documento che descrive la ricerca è stato pubblicato in questi giorni sulla National Academy of Sciences.

“Troppo spesso, questa malattia è considerata come immaginaria”- afferma il prof. Ron Davis, professore di biochimica e genetica e direttore dello Stanford Genome Technology Center della Stanford University, a capo dello studio.

La patologia

La sindrome da stanchezza cronica, è un disturbo caratterizzato dalla fatica cronica persistente per almeno 6 mesi e da una serie di sintomi eterogenei fra loro.

La sindrome colpisce prevalentemente il sesso femminile e ha un’incidenza tra 0,4% e 1%.
Recenti documentazioni internazionali raccomandano di non parlare di CFS, ma di Encefalomielite Mialgica (ME), fisiopatologia sottostante alla Sindrome da Stanchezza Cronica e malattia riconosciuta dall’OMS.

Quando viene diagnosticata, si basa sui sintomi quali: esaurimento, sensibilità alla luce e dolori diffusi e non localizzabili e viene solo dopo aver escluso altre possibilità di malattia.

Gli individui con sindrome da stanchezza cronica possono sottoporsi a una serie di test che controllano la funzionalità epatica, renale e cardiaca, test che molto spesso per questi pazienti, forniscono esiti normali. In realtà al momento non esiste un test che possa supportare o testimoniare la presenza effettiva di un disturbo di questo tipo.

Le novità

Il team dichiara di essere riuscito ad identificare i biomarcatori relativi alla sindrome della stanchezza cronica. Il prof. Davis ed il co-autore, il prof. Esfandyarpour, un ex ricercatore di Stanford hanno escogitato un test del sangue che ha identificato con successo i partecipanti allo studio con sindrome da stanchezza cronica.

Il test, che è ancora in una fase pilota, si basa sul modo in cui le cellule immunitarie di una persona rispondono allo stress. I ricercatori hanno infatti eseguito vari esperimenti prelevando campioni di sangue da 40 persone, 20 affette da sindrome da stanchezza cronica e 20 sane.

Il test risultava abbastanza preciso e contrassegnava in maniera accurata tutti i pazienti con la sindrome da affaticamento cronico e non i pazienti sani. Questo significa che è possibile provare scientificamente che questo disturbo esiste, ad esempio tramite un’analisi del sangue.

Si tratta di un passo avanti enorme come specifica il ricercatore Ron Davis. La tecnologia diagnostica utilizza, come definiscono gli stessi ricercatori, un “test nanoelettronico”, ossia un test che progettato come un test ultrasensibile, misura i cambiamenti relativi alle piccole quantità di energia delle cellule immunitarie e del plasma.

Contiene migliaia di elettrodi che creano una corrente elettrica, oltre a camere per contenere campioni di sangue semplificati composti da cellule immunitarie e plasma. All’interno delle camere, le cellule immunitarie e il plasma interferiscono con la corrente, modificando il flusso da un’estremità all’altra. Il cambiamento nell’attività elettrica è direttamente correlato alla salute del campione.

Analizzando i cambiamenti nella loro attività elettrica, i ricercatori si accorgevano che tutti i campioni di sangue provenienti dai pazienti con questa sindrome vedevano un picco netto nell’attività rispetto al sangue delle persone sane.

Infatti in individui sani le cellule reagiscono prontamente allo stress senza variazioni, quindi senza grosse modifiche del loro ‘comportamento’. Nei pazienti con la sindrome, invece, il forte stress fa balzare la carica elettrica delle cellule in modo importante, perché queste non riescono a reagire allo stress stesso.

La piattaforma diagnostica, oltre a diagnosticare la sindrome da stanchezza cronica, potrebbe anche permettere di identificare possibili farmaci per il suo trattamento, poiché attualmente le opzioni sono scarse.

Esponendo i campioni di sangue dei partecipanti ai farmaci candidati e rieseguendo il test diagnostico, gli scienziati potrebbero potenzialmente vedere se il farmaco ha migliorato la risposta delle cellule immunitarie.

Le conseguenze

Il team sta già utilizzando la piattaforma per esaminare potenziali farmaci che sperano possano aiutare le persone affette da sindrome da stanchezza cronica. Finora, hanno già trovato un farmaco candidato che sembra ripristinare la funzionalità sana delle cellule e del plasma immunitario quando viene testato nel saggio.

Il farmaco, pur mostrando successo nel dosaggio, non è attualmente utilizzato nei soggetti affetti da sindrome da stanchezza cronica, ma gli autori sperano di poter testare la loro scoperta in una sperimentazione clinica in futuro.

FONTI | abstract, sindrome da stanchezza cronica

Chiara Maria Palmisano
Sono laureata in Medicina e Chirurgia, ho conseguito la laurea presso l'università di Bari.