La simvastatina, uno dei farmaci più comuni al mondo, potrebbe essere efficace nella terapia della Sclerosi Multipla Secondaria Progressiva (SMSP) attraverso meccanismi non correlati all’abbassamento dei livelli di colesterolo.
È quanto emerge da uno studio clinico condotto nel Regno Unito, i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica PNAS.
“Sebbene questo studio non sia in grado di dare risposte definitive sui meccanismi alla base dell’efficacia delle statine nella sclerosi multipla, può orientare i ricercatori verso una nuova frontiera nell’approccio terapeutico a tale patologia” afferma Arman Eshaghi, che ha guidato il team di ricerca inglese.
Una nuova opzione terapeutica sembra profilarsi, dunque, per i tanti pazienti affetti da sclerosi multipla nel mondo.
Sclerosi multipla: un trend in crescita
Nel mondo ci sono più di 2,2 milioni di persone con sclerosi multipla (dati riferiti al 2016), con una prevalenza di circa 30 casi ogni 100 mila persone, in aumento di circa il 10% dal 1990.
Sono dati non trascurabili, soprattutto se si considera che si tratta di una malattia invalidante, che va ad incidere fortemente sulla qualità di vita di chi ne è affetto.
Lo studio
Sono stati analizzati gli effetti delle statine su migliaia di pazienti con Sclerosi Multipla Secondaria Progressiva (SMSP), che sono stati sottoposti a terapia anticolesterolo.
I risultati hanno dimostrato un’azione evidente delle statine sul rallentamento dell’atrofia cerebrale e sugli altri indici di valutazione della sclerosi multipla in maniera del tutto indipendente dai livelli di colesterolo.
Primo step
Lo studio è partito da un’analisi clinica di fase 2, nella quale un gruppo di 140 pazienti affetti da Sclerosi Multipla Secondaria Progressiva (SMSP) sottoposti a terapia anticolesterolo con dosi elevate di simvastatina (80 mg al giorno) per due anni è stato posto a confronto con un gruppo placebo.
I partecipanti avevano un’età compresa tra 18 e 65 anni, con uno score EDSS (Expanded Disability Status Scale) tra 4 e 6,5.
I parametri esaminati includevano:
- Grado di disabilità secondo l’EDSS;
- Volume cerebrale, valutato tramite la RMN;
- Livelli di colesterolo;
- Impatto della malattia sulla qualità di vita, determinata attraverso una serie di questionari somministrati ai pazienti.
I risultati emersi dallo studio hanno evidenziato effetti positivi della simvastatina nel rallentare l’atrofia del tessuto cerebrale e nel ritardare la progressione della disabilità dei pazienti affetti.
Per verificare la mancata correlazione tra i livelli di colesterolo e gli effetti delle statine sulla SMSP, i ricercatori inglesi hanno utilizzato due modelli computazionali: il primo prevedeva un rapporto tra colesterolemia e sclerosi multipla, mentre il secondo vedeva i due aspetti indipendenti tra di loro.
Da questo confronto è emerso chiaramente che gli effetti positivi delle statine sulla progressione della SMSP non hanno alcuna correlazione con i livelli serici di colesterolo.
Appare evidente che le statine esercitino, attraverso meccanismi ancora ignoti, un’influenza positiva su tale patologia. D’altronde, come sottolineato dagli autori dello studio, la simvastatina ha già mostrato efficacia per la sua funzione antinfiammatoria oltre che per la protezione delle fibre nervose ed effetti benefici sul sistema nervoso nel suo complesso.
Analisi di fase 3
Si è passati nel settembre scorso allo studio di fase 3, condotto tra Regno Unito ed Irlanda, al quale hanno preso parte 1180 pazienti affetti da SMSP.
Lo studio è tuttora in corso ed è nato con l’obiettivo di confermare la reale efficacia delle statine nella progressione della Sclerosi Multipla Secondaria Progressiva. L’individuazione dei meccanismi alla base di tale efficacia potrebbe rappresentare un ulteriore asso nella manica dei ricercatori nella lunga ed impervia strada che potrebbe condurre a nuove ed utili armi per la terapia della sclerosi multipla.
Le statine, oltre al blocco dell’enzima 3-idrossi-3-metil-glutaril-CoA (HMG-CoA) reduttasi, potrebbero esercitare anche altre funzioni su altre vie metaboliche implicate direttamente o indirettamente nella patogenesi o nella progressione della sclerosi multipla.
Ulteriori approfondimenti saranno necessari per chiarire gli attuali dubbi e per spalancare definitivamente le porte alle nuove soluzioni terapeutiche contro questa importante malattia che ancora oggi influisce negativamente sulla vita quotidiana dei soggetti affetti.
Un farmaco apparentemente banale potrebbe cambiare positivamente la vita di milioni di persone in tutto il mondo.
FONTI | Articolo originale, Epidemiologia sclerosi multipla, Immagine in evidenza