In un recente articolo apparso su Science Translational Medicine un gruppo di ricercatori ha dimostrato la correlazione tra l’attività di una proteina del sistema immunitario e la progressione della malattia d’Alzheimer, identificando tale proteina come possibile protagonista nello sviluppo di un farmaco anti-Alzheimer.
Triggering Receptor Expressed on Myeloid Cells-2
La proteina valutata dai ricercatori è la Triggering Receptor Expressed on Myeloid cells-2 o TREM2, una proteina coinvolta nella risposta del sistema immunitario.
A livello del sistema nervoso centrale questa proteina è espressa dalle cellule della microglia ed è presente in quantità maggiori in aree quali l’ippocampo, la sostanza bianca e il midollo spinale.
L’associazione tra la molecola in questione e la malattia d’Alzheimer è emersa da studi di associazione genome-wide o GWAS, vale a dire studi estesi a tutti i geni di un individuo effettuati su un numero vasto di persone col fine di identificare un’associazione tra una specifica malattia e geni alterati.
Da tali studi è emerso che mutazioni di TREM2 sono associate a un rischio da 2 a 4 volte maggiore di sviluppare la malattia d’Alzheimer, un rischio assimilabile a quello associato all’ApoE-4, il maggior fattore di rischio genetico conosciuto per l’Alzheimer.
TREM2 e malattia d’Alzheimer
Partendo dall’evidenza che, nel modello animale, TREM2 è attiva nella rimozione degli accumuli di amiloide, i ricercatori si sono chiesti se un incremento dei livelli liquorali della proteina in esame in pazienti con Alzheimer si associasse a una progressione più lenta della malattia.
A tal fine i ricercatori hanno utilizzato la classificazione A/T/N, la più recente classificazione dei biomarker della malattia d’Alzheimer, per identificare i pazienti con alterazioni dell’amiloide (A) e della proteina tau (T), i due protagonisti della patogenesi dell’Alzheimer.
Una volta raggruppati i soggetti A+T+ i ricercatori li hanno quindi distinti in base alla clinica in soggetti cognitivamente sani (CN), con iniziale decadimento cognitivo (MCI) e già in fase di demenza (AD).
TREM2 e declino cognitivo
Dal confronto tra i pazienti cognitivamente sani A+T+ e quelli A-T- è innanzitutto emerso che i pazienti con Alzheimer hanno livelli di TREM2 tendenzialmente più alti.
Restringendo poi l’attenzione ai soli pazienti con Alzheimer è inoltre emerso che maggiori livelli di TREM2 si associano a un declino della memoria episodica e delle funzioni cognitive globali più lento.
Tali risultati suggeriscono dunque che nei pazienti con Alzheimer l’incremento di TREM2 testimonia una maggiore attivazione del sistema immunitario che tenta di far fronte ai danni causati dall’avanzare della malattia e tanto maggiore è l’attivazione tanto più lenta è la progressione dei sintomi.
TREM2 e atrofia ippocampale
Oltre a indagare la correlazione tra i livelli di TREM2 e i sintomi dei pazienti con Alzheimer i ricercatori hanno voluto analizzare anche l’associazione tra TREM2 e la perdita di neuroni in una regione chiave per la memoria, l’ippocampo.
Dalle analisi è emerso che a maggiori livelli liquorali di TREM2 corrisponde una minore evoluzione dell’atrofia ippocampale negli anni, dimostrando dunque che il rallentamento del declino cognitivo riconosce come base una più lenta perdita di neuroni a livello ippocampale.
Conclusioni
Lo studio mette in evidenza l’importanza che la proteina TREM2 riveste nel rallentare la progressione della malattia d’Alzheimer, ciò propone tale proteina come possibile marker per classificare i pazienti in gruppi di rischio di declino cognitivo.
I risultati offrono inoltre spunti interessanti per un’eventuale modulazione dell’attività di TREM2 a scopi terapeutici: incrementare l’azione significherebbe infatti aumentare la rimozione dell’amiloide.