A fine dicembre 2019, l’Organizzazione Mondiale della sanità è stata allertata circa la comparsa di casi di polmonite grave nella cittadina di Wuhan, in Cina.
Una settimana dopo, è stata individuata la causa scatenate: un virus, chiamato temporaneamente 2019-nCoV, facente parte dei Coronavirus. Inizialmente, si pensava che il focolaio del virus fosse il mercato cittadino di Wuhan, luogo in cui carni macellate e animali vivi convivono, creando un habitat a rischio igienico-sanitario.
Successivamente, invece, uno studio pubblicato dal Journal of Medical Virology ha ipotizzato fosse avvenuta la ricombinazione di un virus dei pipistrelli che poi sarebbe passato ai serpenti, arrivando all’uomo. Ma questa teoria non convince il mondo scientifico, che è più propenso a credere che il virus derivi dal solo pipistrello, come per i suoi cugini SARS e MERS.
Infine, non manca la cordata complottista che propone il solito esperimento top secret finito male.
Bisogna stare molto attenti e prendere con le pinze tutte le notizie su 2019-nCoV che in questi giorni inondano le nostre vite. Ciò che di certo si sa, ad oggi, per quanto riguarda 2019-nCoV:
- Al momento, non si sa ancora quale sia l’origine del virus. Quello che è certo è che non va preso sottogamba, soprattutto perché si ipotizza possa avere un periodo finestra tra i due e i quattordici giorni (periodo in cui il soggetto è asintomatico ma contagioso).
- Il governo cinese ha messo in quarantena la città di Wuhan, chiudendo uffici, negozi, scuole e aeroporti. È relegato in casa un numero di persone di poco inferiore all’intera popolazione italiana. Sulle strade regna un silenzio spettrale. Controlli mediante scanner che rivelano la temperatura corporea sono stati messi in attuazione da tutti gli aeroporti mondiali per i voli provenienti dalla Cina.
- Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, al 26 gennaio 2020 i casi confermati in tutto il mondo sono 2014, di cui 1985 in Cina, Hong Kong, Macau e Taipei.
- I casi riportanti i sintomi più gravi, polmonite severa fino all’ARDS (Sindrome da Distress Respiratorio Acuto), sono 324. I morti 56.
Identikit dei Coronavirus
Il coronavirus è un virus ad RNA appartenente alla famiglia delle Coronaviridae: il nome di questa famiglia deriva dall’aspetto peculiare apprezzabile al microscopio elettronico, ossia quello del capside (involucro) virale circondato da “punte” (spikes, glicoproteine capsidiche) che gli conferiscono una forma simile al diadema dei sovrani.
Si conoscono sette tipi di coronavirus che possono infettare gli umani: di questi, tre hanno caratteristiche del tutto peculiari, in quanto uno è causa della SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome o sindrome acuta respiratoria grave), un altro del MERS (Middle East Respiratory Syndrome o sindrome respiratoria mediorientale) e l’ultimo è 2019-nCoV, di cui si sta parlando in questi giorni.
La diffusione del coronavirus è globale e i sintomi che causa (fatta eccezione per le tre forme sopra citate) sono accorpabili a quelli di un comune raffreddore: naso che cola, tosse, mal di gola, mal di testa, sensazione di malessere generalizzata e qualche linea di febbre.
Non deve, quindi, stupire il fatto che nel corso della nostra vita qualche volta ci sarà capitato di rimanere a casa perché contratta un’infezione da coronavirus.
La trasmissione avviene principalmente tramite due modalità:
- Aerea, tramite starnuto e tosse. È quindi buona pratica, non solo buona educazione, coprirsi naso e bocca.
- Contatto, tramite strette di mano o altri contatti con soggetti infetti (impariamo a lavarci bene le mani), o tramite contatto con superfici su cui è presente il virus toccandosi in seguito occhi, naso o bocca. Il miglior modo per limitare questa forma di trasmissione è lo starnutire nella piega del gomito, in modo tale da non ricoprire la mano di particelle virali che potremmo diffondere toccando oggetti o stringendo mani.
Per quanto riguarda la forma di coronavirus alla base della SARS, della MERS e , si ipotizza, della recentissima epidemia a Wuhan, i meccanismi di trasmissione sono del tutto simili alle altre forme di coronavirus, mentre le manifestazioni cliniche sono ben diverse.
Queste forme virali, infatti, hanno la capacità di raggiungere le vie aeree inferiori e di causare una vera e propria polmonite atipica che, nei casi più gravi, può anche sfociare in ARDS (Acute Respiratory Distress Syndrome o sindrome da distress respiratorio acuto), una gravissima forma di insufficienza respiratoria che, se non trattata a dovere, è gravata da un’alta mortalità.
Si è cercato di capire perché le patologie causate da queste forme di coronavirus fossero ben più gravi rispetto alla forma classica: gli esperti dei CDC americani e della OMS, per giustificare questa diversità, hanno ipotizzato si trattasse di forme di coronavirus proprie di specie animali che avessero acquisito la capacità di infettare anche gli esseri umani.
Fortunatamente, sebbene si creò una vera e propria psicosi attorno alla SARS, l’epidemia fu contenuta efficacemente ed è dal 2004 che non vengono più riportati casi di soggetti infetti. Per quanto riguarda la MERS, invece, oltre le epidemie del 2012 (Arabia Saudita) e 2015 (Corea del Sud) non sono stati riportati casi di particolare interesse.
L’emergenza di nuovi virus patogeni
Si definisce Spillover il salto di specie che effettua un virus tipico di un ospite passando ad un altro. In parole povere, un virus tipico degli animali che si adatta improvvisamente anche all’uomo.
Ci sono una serie di fattori che possono facilitare questo passaggio. In primis, la presenza di agglomerati urbani superaffollati dove le condizioni igienico-sanitarie scarseggiano. L’allevamento intensivo e l’utilizzo eccessivo di antibiotici in campo veterinario e umano, inoltre, possono favorire la comparsa di ceppi resistenti.
Infine, la globalizzazione e l’aumento degli spostamenti da un paese ad un altro, non solo di persone ma anche di merci, favoriscono lo spostamento e la ricombinazione di invisibili passeggeri che possono essere patogeni per l’uomo.
In ultimo, ma non meno importante, con il cambiamento climatico cambia anche l’habitat dei vettori, ad esempio le zanzare, introducendo nuovi virus in paesi diversi.
I Coronavirus sono virus intraprendenti ma queste regole valgono anche per altri microrganismi. Non bisogna, perciò, meravigliarsi della comparsa di nuovi virus o di patologie che si credevano endemiche di un determinato paese o clima, ma attuare delle strategie che portino a gestire al meglio questi eventi.
È parere di vari esperti del settore che forse la Cina abbia inizialmente sottostimato la diffusione del virus per poi intraprendere misure rigorose, ma necessarie, per contenere un’eventuale epidemia.
Proprio perché si parla di “passeggeri invisibili” è, quindi, impossibile prevedere il luogo dove si presenteranno nuovi casi, per tal motivo in via del tutto precauzionale le autorità mondiali hanno predisposto dei controlli rigorosi.
Onde evitare il diffondere di una psicosi, bisogna affidarsi a canali ufficiali per reperire le notizie sulla diffusione di 2019-nCoV e a seguire i consigli offerti da esperti del settore e dalle organizzazioni sanitarie.
Anche noi, infine, vogliamo rilanciare l’appello della comunità scientifica: evitate viaggi che non siano strettamente necessari nella zona focolaio dell’epidemia e, nel caso siate di ritorno da quelle zone, osservate un breve periodo di quarantena (ricordiamo, infatti che un soggetto infetto ha un periodo finestra dai 2 ai 14 giorni). In caso si presentino segni e sintomi simil-influenzali, onde evitare il diffondersi di questo patogeno, non recatevi in pronto soccorso ma chiamate il 118: saranno loro a raggiungervi, valutando caso per caso e prendendo le dovute precauzioni.