L’11 Febbraio ricorre la “Giornata internazionale delle ragazze e delle donne nella scienza”, istituita dall’ONU nel 2015 e patrocinata dall’Unesco. L’ambizione è quella di superare gli ancora tanti pregiudizi di genere e favorire l’equo contributo delle donne nelle aree STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).
Il progresso scientifico non riconosce genere
Per ciascuna iniziativa che si prodighi alla causa femminile, la reazione immediata che generalmente ne segue si direbbe soddisfarne ogni finalità: in un modo o nell’altro essa diviene motivo di riflessione e di conoscenza, se non anche uno spazio breve per le tante donne che quotidianamente faticano a definirne uno proprio.
In un modo o nell’altro ci si sensibilizza alla causa. In un modo o nell’altro sembriamo essere tutti un pelino più ricchi. Poi però,il giorno dopo una buona parte di quel nuovo bagaglio si direbbe passi attraverso le larghe maglie del solito, stesso filtro e finisca quindi nel calderone delle buone intenzioni condite da una buona dose di insipido menefreghismo.
Osservando, nella fattispecie, il binomio donne e scienza non serve andare molto lontano per incorrere nelle più disparate manifestazioni di uno stato dell’arte ancora complesso, in cui fa notizia se sia crescente il numero di iscrizioni femminili alle facoltà scientifiche o se gli atenei italiani abbiano stanziato fondi per colmare il cosiddetto “gender gap” nelle discipline Stem.
Ed in effetti le Nazioni Unite attualmente parlano di un numero inferiore al 30% di donne scienziate nel mondo, con qualche punto percentuale in più se si considerano le studentesse iscritte a corsi di laurea inerenti. La giornata internazionale è ,perciò, di tutte coloro sono e saranno parte della comunità scientifica, assieme alle donne che lo sono state. A queste ultime si devono riconoscere l’audacia e la fiducia con cui hanno contribuito al progresso scientifico. Di seguito alcuni nomi per celebrarne l’infaticabile dedizione alla ricerca:
- Rosalind Franklin, chimica britannica: contribuì fattivamente alla scoperta della struttura a doppia elica del DNA e a delucidarne il suo ruolo. Wilkins, Watson e Crick ricevettero Nobel per la Medicina nel 1962. A lei non furono dati altrettanti riconoscimenti, se non post mortem per ammissione stessa dei suoi colleghi (in particolare come si può evincere dal libro di Watson “La doppia elica”, del 1968). Si dedicò inoltre allo studio del virus del mosaico del tabacco e della poliomielite;
- Rita Levi Montalcini, medico torinese: insignita del Premio Nobel per la Medicina nel 1986 per la scoperta del fattore di crescita neuronale NGF, che ha aperto innumerevoli frontiere nella comprensione di una moltitudine di patologie (da malattie neurodegenerative a neoplasie). Riteneva la discriminazione di genere un’opportunità, asserendo che “ il futuro dell’umanità vedrà protagoniste le donne, più impegnate e più affamate di successo perché reduci da secoli di discriminazione.”;
- Marie Sklodowska, chimica e fisica polacca: “la signora della radioattività” è maggiormente nota ai posteri con il cognome del marito Curie. Due volte Premio Nobel, prima donna a cui fu consentito di insegnare all’Università Sorbona, ha contribuito con le sue ricerche su Radio e Polonio all’innovazione nella pratica clinica e nelle opzioni terapeutiche;
- Irene Joliot-Curie, chimica francese: figlia della citata Marie Curie e le cui ricerche hanno posto le basi per la sintesi dei radioisotopi. Grazie a tali scoperte ha ricevuto il premio Nobel per la Chimica nel 1935;
- Francoise Barré-Sinoussi, immunologa francese: a lei si deve la scoperta del virus dell’immunodeficienza acquisita (HIV). Nel 2008 le è stato conferito il Nobel per la Medicina;
A questi cinque vanno aggiunti altri tredici premi Nobel per la scienza, per un totale di 18 donne insignite fino ad oggi del prestigioso riconoscimento. Vanno aggiunte le Dott.sse Maria Rosaria Capobianchi, Concetta Castilletti e Francesca Colavita , che ad inizio mese hanno isolato per primi in Italia il virus 2019-nCoV, attuale emergenza sanitaria mondiale.
Vanno aggiunte tutte coloro che quotidianamente danno un contributo attivo in una disciplina scientifica o perseguono l’ambizione di farlo. È stucchevole ribadire come intelletto e capacità non conoscano preferenza di genere e come qualsiasi ostacolo alla competenza sia destinato a tradursi in un freno all’interesse collettivo. Eppure non sembra essere abbastanza.
Si allega a partecipare al quiz dell’UNRIC, preparato ad hoc per questa giornata e finalizzato ad un’autovalutazione di conoscenza.
Fonte| UNRIC