Sono ore frenetiche, le notizie si susseguono ed una ha colpito più delle altre: l’esodo da Milano. A nulla sono servite le spiegazioni, le precauzioni, le accortezze o gli obblighi. La comunità ha deciso che essa stessa non sia più importante del singolo. Come se le due cose non andassero di pari passo. Ed allora, forse, è il caso essere chiari. I prossimi giorni qualcuno fra voi sarà direttamente responsabile della morte di un nonno, del proprio vicino o di una persona a cui vuol bene.
L’Italia è zona rossa, siamo ora tutti coinvolti ed il pericolo è ciò che tanto temevamo: la diffusione incontrollata del virus. L’aumento esponenziale dei casi sottintende un numero eccessivo di malati che il Sistema Sanitario Nazionale potrebbe non riuscire ad affrontare. Nello specifico, vicine alla saturazione sono le Unità di Terapia Intensiva che garantiscono le cure idonee ai pazienti critici.
Raccomandazioni per l’ammissione ai trattamenti intensivi: dovremo scegliere
Il 6 Marzo la SIAARTI, la Società Italiana Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva, ha pubblicato le “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione ai trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni di eccezionale squilibrio tra necessità e risorse disponibili”. Il documento, quindi, è redatto nell’ottica di fornire ai clinici delle indicazioni su come scegliere i pazienti da ammettere ai trattamenti intensivi qualora ci fosse un enorme divario fra richiesta e risorse disponibili.
Le indicazioni SIAARTI non solo non sono state comprese dai media, ma sono state rilanciate come un anatema. I titoli di giornale si sono susseguiti e la popolazione le ha accolte senza nessuno che, seriamente, potesse spiegargliele al di là del sensazionalismo.
Lo stato di necessità
Il punto focale della discussione è lo stato di necessità. Come si legge nelle prime righe infatti, i criteri di accesso alle cure intensive sarebbero adottati solo qualora ci fosse un enorme squilibrio tra le necessità cliniche della popolazione e le disponibilità effettive delle risorse intensive. I criteri di accesso, dunque, configurano un quadro limite ove, nonostante i massimi sforzi per ampliare l’offerta sanitaria, la richiesta fosse spropositatamente superiore.
La maggior speranza di vita è la misura con cui si valuterà l’adeguatezza terapeutica. Non sarà dirimente ed esaustivo il solo criterio anagrafico, ma le condizioni cliniche globali e l’aspettativa di vita. Inoltre, se fino ad oggi colui che per primo necessitava di assistenza poteva essere accolto in terapia intensiva, qualora mancassero le risorse la scelta sarà ponderata a massimizzare i benefici. Si renderà necessaria una valutazione prospettica dei pazienti che potrebbero aver bisogno della terapia intensiva al fine di creare una lista di priorità.
Perchè queste indicazioni sono necessarie?
Le indicazioni elaborate dalla SIAARTI sono necessarie per fornire al medico criteri oggettivi che lo sollevino in parte dalla gravosità della scelta. Tali linee guida, infatti, sono pensate nell’ottica di una straordinaria scarsità delle risorse ospedaliere che impongano all’intensivista di operare una decisione responsabile.
Lo scopo è massimizzare i benefici sia in termini di numero di persone salvate che di anni di vita salvati. Sebbene il criterio anagrafico possa subentrare come limite all’ammissione alle cure, esso è flessibile. L’età, di per sé, deve essere in primis correlata alla probabilità di sopravvivenza.
Massimizzare i benefici a fronte di risorse precarie
La valutazione del paziente deve tener conto dello stato di salute globale e dell’età. La presenza di pregresse malattie deve essere attenzionata e valutata sulla base dell’outcome. L’offerta alle cure intensive per pazienti anziani, fragili o con pregresse comorbidità deve presupporre una degenza maggiore ed un dispendio di risorse maggiore.
L’impossibilità a cure intensive non significherà abbandonare i pazienti critici. I pazienti giudicati non idonei in caso di estremo squilibrio tra risorse e disponibilità saranno trattati ugualmente con cure intensive secondo le ulteriori risorse disponibili.
Avete barattato l’irresponsabilità alla vita di un vostro caro
Covid-19 è una malattia che nell’80% dei casi si presenta con sintomi non severi e solo il 5% dei pazienti sono critici. La mortalità globale è del 2-3% circa, nei pazienti severi e critici sale all’8% circa, mentre nei pazienti critici equivale a circa il 50%. L’insufficienza respiratoria è la causa del 53% dei decessi, motivo per cui alle cure intensive si somma l’onere di specifici macchinari adeguati al trattamento.
Si poteva evitare con un po’ di responsabilità. Aver baratto uno spritz in un club all’insegna dell’hashtag #coronanontitemo con la salute di un proprio caro è stato da idioti più che da fighi. Ci potremo ritrovare nella condizione di scegliere chi curare e chi lasciare alla propria sorte. Potrebbe essere vostro nonno, vostra madre. Potreste essere voi. Noi, comunque, faremo del nostro meglio.