Diciamocelo, ieri, per un attimo, ci abbiamo creduto tutti al servizio del 2015 andato in onda su RAI 3 che sembrava spoilerare l’arrivo del Coronavirus, anche i più resistenti alla tentazione di cedere al qualunquismo.

Non solo il virus: per altrettante vie imperscrutabili e fosche si fa strada un agente similmente pericoloso che minaccia la nostra integrità.

Cosa ci spinge irrefrenabilmente a credere alle fake news di turno senza ritrosia alcuna? Per riflettere basta spostare per un attimo l’attenzione dalla notizia in sé a chi la veicola, noi, protagonisti sulla scena.

La paura senza dubbio, emozione ancestrale quanto mai vivida in momenti di difficoltà, è stata risvegliata in tutto il suo vigore e può sovrastarci con impulsività. Si agita in noi il timore di un fenomeno che ci appare di difficile gestione e in molti casi dai contorni poco definiti e sfumati.

E se questa preoccupazione che tanto ci investe fosse divenuta ricerca forsennata del nemico, una corsa alle armi nel tentativo di scovare un capro espiatorio a tutti i costi?

Nella apparente confusione generata da un evento articolato e di grandi proporzioni, sembra poter acquietare l’animo una soluzione agevole da reperire, soprattutto se in grado di fornirci il motivo cardine delle nostre pene.

Ecco il terreno fertile sul quale attecchisce l’informazione fuorviante, che ben confezionata ci giunge sullo schermo di un cellulare. Non più interpreti di una ricerca delle notizie, ci ritroviamo a subire una passiva ricezione, comodamente seduti sul nostro divano, rischiando un altrettanto comodo intorpidimento del raziocino. A risentirne certamente è la nostra capacità di discernimento, che invece richiede impegno, perseverante allenamento.

Disorientati sotto il bombardamento di una comunicazione insistente, che si rincorre con tempi incalzanti, riscontriamo nell’informazione alternativa una facile via di fuga allo smarrimento, l’evasione da un fantomatico sistema fantasma, credendo di conquistare in tal modo la libertà e al tempo stesso l’anelata verità.

Niente di più fallace potrebbe abitare le convinzioni offuscate, torbide certezze che ingannano la nostra smodata ricerca di controllo.

Eppure la soluzione è sempre stata dinnanzi a noi, dapprima che il virus contaminasse la nostra quotidianità.

In questa globalizzazione dell’informazione che viaggia sul 4G, recuperiamo la bussola di pochi e saldi punti di riferimento autentici. La presunzione plasmata dall’ignoranza non potrà fornirci gli strumenti per discernere ogni notizia, non basterà a nutrirci in pochi istanti della vasta conoscenza.

La forma esteriormente lineare di una riposta pleonastica a portata di click non ci condurrà da nessuna parte se non per un dedalo senza luce.

Smettiamo di surfare inutilmente il mare calmo mentre ci lasciamo travolgere dallo tsunami della disinformazione.

Restituiamo dignità alle competenze, autorevolezza a una fonte accreditata, importanza a una voce esperta. Consci che, come ci insegna duramente il periodo che stiamo sperimentando, il sentiero stretto della pazienza e dell’attesa molto spesso rappresentano l’unica strada valida che conduce alla fine del tunnel.

Non sempre possono esserci risposte e risultati nei tempi e con le modalità che vorremmo, con la frenesia celere a cui siamo abituati. Valide consapevolezze e buon senso restano ancora una volta gli strumenti essenziali per affrontare nel modo più appropriato la realtà.

Chiara Maria Palmisano
Sono laureata in Medicina e Chirurgia, ho conseguito la laurea presso l'università di Bari.