Cos’è la chirurgia bariatrica?
Quando parliamo di chirurgia bariatrica parliamo di trattamento chirurgico delle grandi obesità oppure dell’obesità con comorbidità. In effetti, da linee guida il trattamento chirurgico delle obesità dovrebbe essere riservato solo a quelle di III classe (BMI ≥40kg/m2) o di II classe (BMI ≥35 kg/m2) con la presenza di comorbidità quali, tra le più comuni, ipertensione, diabete, OSAS, dislipidemie, infertilità.
In realtà, vari gruppi di esperti contemplano l’indicazione chirurgica anche per pazienti con un BMI inferiore a quello previsto da linee guida se in presenza di diabete mellito di tipo 2.
Quando si parla di chirurgia bariatrica ci si riferisce, tuttavia, ad un insieme di metodiche che si basano su diversi principi e di cui se ne parla in maniera specifica nell’articolo “Chirurgia bariatrica o stile di vita“.
Nel 2017, in Italia, sono stati eseguiti circa 17’000 interventi di chirurgia bariatrica e il trend è in continuo aumento, con la sleeve gastrectomy che, ad oggi, risulta essere la tecnica maggiormente utilizzata proprio per i migliori risultati che permette di ottenere nel tempo in termini di peso e metabolici.
Obesità e tumori
Ci sono alcune neoplasie di cui l’obesità ne costituisce un importante fattore di rischio. Tra i tumori associati all’obesità rientrano quello della mammella, dell’endometrio, del pancreas, del colon-retto e del fegato.
I meccanismi attraverso cui l’obesità aumenta il rischio di tumore sono numerosi e associati all’alterazione del funzionamento del tessuto adiposo, nello specifico quello viscerale, che nell’obeso è sicuramente presente in eccesso. Questo, in termini fisiopatologici, significa produzione di citochine proinfiammatore che inducono uno stato di infiammazione cronica nell’obeso; insulino-resistenza che si traduce in iperinsulinemia e aumentata sintesi di estrogeni ed adipochine.
Chirurgia bariatrica e tumori
Basandoci su quanto detto sopra si può quindi ben capire che, inducendo attraverso la chirurgia bariatrica una perdita di peso, e quindi di grasso viscerale, si dovrebbe anche riuscire a ridurre l’incidenza per le suddette neoplasie. Ad onor del vero, ciò è stato mostrato in numerosi studi e, sempre secondo la letteratura, tutto questo è ancor più vero per l’incidenza delle neoplasie legate al sesso femminile quali mammella ed endometrio.
Tuttavia, se per le neoplasie di mammella, endometrio e pancreas è sempre stata dimostrata una riduzione dell’incidenza in seguito a chirurgia bariatrica, questo non lo si è potuto sempre affermare a riguardo delle neoplasie del colon-retto.
A tal proposito, in effetti, si sono ottenuti nei vari studi risultati discordanti. Anzi, sorprendentemente alcuni studi hanno riscontrato un aumento del rischio di cancro del colon-retto in soggetti che avevano subito una riduzione del peso attraverso tale metodica.
Questo ha quindi creato la necessità di avere a riguardo studi più ampi con più lunghi follow-up, in quanto, qualsiasi influenza della chirurgia bariatrica sulla carcinogenesi del colon-retto potrebbe magari non essere osservabile fino a diversi anni dopo l’intervento.
Lo studio
Proprio su queste esigenze è stato creato lo studio “Colon and rectal cancer risk after bariatric surgery in a multicountry Nordic cohort study” pubblicato recentemente sull’International Journal of Cancer (IJC).
Lo studio è stato effettuato su una coorte di 502.772 soggetti con diagnosi di obesità. Di questi, 49.931 pazienti (9,9%) sono stati sottoposti a chirurgia bariatrica, di cui il bypass gastrico è risultato essere la metodica prevalente con il 72.5%.
Il rischio di cancro del colon-retto dopo chirurgia bariatrica è stato analizzato utilizzando i dati della coorte di chirurgia dell’obesità nordica (NordOSCo), basata su una popolazione proveniente da cinque paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia) nell’intervallo di tempo 1980-2015. Inoltre, questo ha permesso, per alcuni di essi, un follow-up superiore ai 20 anni.
L’incidenza del carcinoma del colon-retto nei partecipanti con obesità, sottoposti e non sottoposti a chirurgia bariatrica, è stato poi confrontato con l’incidenza nella corrispondente popolazione generale, calcolando i rapporti standardizzati di incidenza (SIR).
Quello estrapolato è stato un SIR complessivo del tumore del colon aumentato dopo intervento bariatrico (SIR 1,56; IC 95% 1,28–1,88). Questo è stato ulteriormente osservabile valutando l’Hazard Ratio (HR totale: 1,13 ; HR a 10-14 anni dalla chirurgia: 1,55). La chirurgia bariatrica non ha invece aumentato significativamente il rischio di cancro del retto.
Lo studio, quindi, ha suggerito che la chirurgia bariatrica è probabilmente associata ad un aumentato rischio di cancro al colon.
Sul probabile legame tra chirurgia bariatrica e aumentato rischio di sviluppare tumore del colon in realtà non vi è nulla di certo dal punto di vista fisiopatologico. Gli autori dello studio hanno però ipotizzato, seguendo anche quanto presente in letteratura, che tra i principali meccanismi potrebbe esserci da una parte l’alterazione del microbioma intestinale e dall’altra lo stress ossidativo e danno al DNA indotto dalla maggiore esposizione della mucosa intestinale agli acidi biliari secondari.
Conclusioni
Sicuramente ulteriori studi condotti su coorti sempre più ampie ed eterogenee saranno utili nel confermare o meno questo risultato. Lo studio stesso conclude dicendo che le prove attuali rimangono insufficienti per supportare qualsiasi cambiamento nella prassi clinica.
Fonti | articolo1; articolo IJC