A cura del dott. Massimiliano Cani
Revisionato da Domenico Posa

L’infezione da SARS-CoV-2 è nota principalmente per la sintomatologia respiratoria che in genere consiste in tosse secca e nei casi più gravi in dispnea – la cosiddetta fame d’aria. È importante, però ricordare anche altri sintomi tra cui quelli gastrointestinali.

Che tra le manifestazioni della COVID-19 ve ne fossero alcune legate al coinvolgimento gastroenterico è in verità qualcosa di noto già dai primi report. A tal proposito, in uno studio retrospettivo cinese su una casistica di circa 1000 pazienti positivi all’infezione da SARS-CoV-2, 183 (16%) manifestavano sintomi gastrointestinali. Tra i più frequenti si annoveravano nausea, vomito, diarrea e dolore addominale.

Un’altra casistica cinese riporta 95 casi di pazienti positivi all’infezione: di questi, 58 (di cui 11 all’ammissione in ambiente ospedaliero) presentavano sintomi quali vomito, diarrea ed anoressia. Curioso un caso in cui si è evidenziato sanguinamento gastrointestinale e, attraverso l’esecuzione di una EGDS, si sono potute osservare delle lesioni erpetiformi e delle ulcere esofagee nelle quali analisi successive hanno constatato la presenza di SARS-CoV-2.

Opportuno è ricordare che i sintomi gastrointestinali possano anticipare quelli più “classici” respiratori.

Il perché di queste manifestazioni potrebbe essere legato alla presenza del recettore ACE-2 a livello del tratto gastro-intestinale il quale potrebbe essere utilizzato dal virus per entrare all’interno delle cellule ed infettarle. Nello specifico, ACE-2 sembra essere particolarmente concentrato sia nel piccolo intestino che nei colangiociti e ciò spiegherebbe, secondo alcuni, le manifestazioni epatiche (per le quali futuri studi saranno dirimenti).

Infine, è importante ricordare come il virus possa essere riscontrato anche nelle feci. Questo, è un aspetto di fondamentale importanza al fine di descrivere e meglio definire le modalità di trasmissione.

Fonti