La quarantena è solitamente un’esperienza spiacevole per chi la vive: la separazione dai propri cari, la perdita di libertà, l’incertezza riguardo lo stato di salute e la monotonia del quotidiano in alcune occasioni possono dare adito ad effetti non trascurabili. Quali fattori possono proteggere il nostro benessere psicologico?
Gli studi su questo punto sono chiari: le chiavi sono l’informazione e soprattutto il come questa viene fatta.
La comunicazione degli organi competenti deve essere efficace in termini di indicazioni e tempistiche dacchè avere la comprensione della situazione e la definizione della sua durata sono fattori protettivi enormi nel preservare il proprio autocontrollo.
Fare leva sull’altruismo dei gesti è allo stesso modo centrale: diffondere il messaggio che un sacrificio possa beneficiare soprattutto i più vulnerabili tra noi può alleviare la componente stressogena del sacrificio. Consapevolezza e autodeterminazione dell’isolamento sono ulteriori tutele del benessere psicologico: la percezione di una mera imposizione del vincolo è correlata infatti a livelli di stress più elevati.
Smartphone e annessi diventano ora risorse preziosissime permettendo di comunicare periodicamente con i propri cari distanti e dunque riducendo notevolmente il senso di solitudine.
Infine, nel nostro quotidiano, manteniamo degli obiettivi, diamoci degli schemi, stimoliamo le nostre percezioni ad organizzarsi su qualcosa di “finito”: ci aiuterà enormemente a vedere la luce in fondo a quel tunnel che sembra non voler smettere di allungarsi.
Fonte | www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30460-8/fulltext
A cura del dott. Marco Upali
Revisionato dal dott. Simone Salemme