“Vietato l’ingresso senza mascherina, mascherine obbligatorie, mascherine solo se hai i sintomi, mascherine con il filtro, mascherine senza filtro, mascherine di stoffa, di carta, di carta di riso, Small, Large, ExtraLarge, con l’elastico colorato, con la decorazione arabeggiante o asiatica, doppia mascherina sì, doppia mascherina no, mascherina che respira, che non respira, mascherina che non copre gli odori ma… li elimina.”

Facciamo ordine tra tutte le notizie diffuse in queste settimane su quello che è diventato un oggetto tra i più discussi e utilizzati in questa emergenza ma che un po’ troppo facilmente dimentichiamo essere un Dispositivo di Protezione Individuale da usare seguendo regole precise e non sostituibile con la stoffa recuperata nella bottega di un commerciante nel viaggio a Tunisi dell’82.

COME USARLA

Iniziamo dalla fine e cioè da come usarle in modo corretto. Sia bene a mente a tutti che l’uso delle mascherine non segue il concetto abusato del “tanto meglio di niente”. Una mascherina utilizzata male non è meglio di niente: se usata non seguendo le regole la mascherina potrebbe diventare a sua volta mezzo di contagio, così che l’equazione diverrebbe “è peggio di niente”.

Sono infatti numerosi i potenziali rischi di un uso scorretto delle mascherine:

  • Auto-contaminazione che può verificarsi toccando e riutilizzando la maschera contaminata
  • A seconda del tipo di maschera utilizzata, potenziali difficoltà respiratorie
  • Falso senso di sicurezza, il che porta ad una potenziale minore aderenza ad altre misure preventive come la distanza fisica e l’igiene delle mani
  • Deviazione delle forniture di maschere e conseguente carenza di mascherine per gli operatori sanitari
  • Deviazione delle risorse da efficaci misure di salute pubblica unanimemente validate, come l’igiene delle mani

Per evitare tali rischi dunque le indicazioni per un uso corretto sono:

  1. Lavarsi accuratamente le mani prima di indossarla con acqua e sapone o soluzione idroalcolica.
  2. Evitando il contatto con la superficie della mascherina prenderla dai lacci o dagli elastici e legarla saldamente per ridurre al minimo gli spazi vuoti tra il viso e la maschera.
  3. Indossarla coprendo sia naso che bocca
  4. Non toccare la mascherina con le mani dopo averla indossata, se la tocchi lavati pulisci le mani (con uno sfregamento a base di alcool o con acqua e sapone se le mani sono visibilmente sporche)
  5. Quando diventa umida sostituirla con una nuova e non riutilizzarla se è monouso.
  6. Togliere la mascherina prendendola dall’elastico e non toccare la parte anteriore della mascherina; gettarla immediatamente in un sacchetto chiuso e lavarsi le mani.Non è specificato nelle indicazioni ufficiali ma s’intende che le mascherine non vanno abbassate per fumare, bere, mangiare, lavarsi il volto, pettinarsi la barba o farsi un selfie.

ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ

L’OMS in un recente documento ha ribadito che attualmente non vi sono prove che l’uso di una maschera (di tipo medico o di altro tipo) da parte di persone sane nel contesto più ampio della comunità, compreso il mascheramento universale della comunità, possa prevenire l’infezione da virus respiratori, tra cui COVID-19.  Le maschere mediche perciò dovrebbero essere riservate agli operatori sanitari.

Nello stesso documento l’OMS inserisce però un punto importante: “in alcuni paesi le mascherine sono indossate in conformità con le usanze locali o secondo i consigli delle autorità nazionali nel contesto di COVID-19. In queste situazioni, si dovrebbero seguire le migliori pratiche su come indossarle, rimuoverle e smaltirle, e per l’igiene delle mani dopo la rimozione.”

Ciò è fondamentale per ribadire che, sebbene la posizione dell’OMS rimanga quella per cui nella popolazione civile le mascherine non hanno evidenze di utilità per le persone sane (“l’ampio uso delle maschere da parte di persone sane in ambienti comunitari non è supportato dalle prove attuali e comporta incertezze e rischi critici”) tuttavia se ciò fosse in contraddizione con le decisioni stabilite dai singoli Paesi deve rimanere centrale l’attenzione a indossarle, rimuoverle e smaltirle in modo adeguato.

Sulle mascherine è stato commesso un errore enorme cioè quello di non accordarsi tra gli Stati, insieme all’OMS e alle autorità competenti su una strategia comunicativa univoca e precisa. Questo ha fatto del dibattito uno spazio franco in cui indisturbate sono proliferate strumentalizzazioni, lucro, pubblicità. Ad esempio, basti pensare ai prezzi esorbitanti che in Italia alcune mascherine hanno raggiunto o alle mascherine con enormi marchi che più aziende hanno iniziato a produrre. A questo si sono aggiunte regole diverse nei singoli esercizi commerciali, notizie false, confusione e soprattutto poca fiducia nelle Istituzioni e nelle Autorità Sanitarie.

Sarebbe (stato) necessario spiegare alla popolazione le circostanze, i criteri e le ragioni delle decisioni prese riguardo l’uso di questo dispositivo, qualsiasi essi siano. La popolazione dovrebbe (avrebbe dovuto) ricevere istruzioni chiare su quali maschere indossare, quando e come e sull’importanza di continuare a seguire rigorosamente tutte le altre misure protezione (ad esempio, igiene delle mani e distanza fisica).

CENTRO EUROPEO PER LA PREVENZIONE E IL CONTROLLO DELLE MALATTIE (ECDC)

Altre indicazioni vengono da un recente rapporto (https://www.ecdc.europa.eu/en/publications-data/using-face-masks-community-reducing-covid-19-transmission) pubblicato dall’ente europeo ECDC in cui si legge:

  • L’uso di mascherine di tipo medico (chirurgiche o altro dispositivo medico) da parte degli operatori sanitari deve avere la priorità sull’uso delle mascherine nella comunità.
  • L’uso di mascherine in pubblico può servire come mezzo di controllo per ridurre la diffusione dell’infezione nella comunità minimizzando l’escrezione di goccioline respiratorie da individui infetti che non hanno ancora sviluppato sintomi o che rimangono asintomatici. Non è noto quanto l’uso delle mascherine nella comunità possa contribuire a una riduzione della trasmissione oltre alle altre contromisure.
  • L’uso di mascherine può essere preso in considerazione specialmente quando si visitano spazi affollati e chiusi, come negozi di alimentari, centri commerciali o quando si utilizzano i mezzi pubblici, ecc.
  • Si può prendere in considerazione l’uso di mascherine non mediche realizzate con vari tessuti, specialmente se – a causa di problemi di fornitura – le mascherine mediche devono essere utilizzate prioritariamente come dispositivi di protezione individuale da parte degli operatori sanitari. A supporto dell’uso di mascherine non mediche come mezzo di controllo della fonte di infezione esistono evidenze scientifiche indirette e limitate.
  • L’uso di mascherine deve essere considerato solo come una misura complementare e non in sostituzione delle misure preventive consolidate, come, ad esempio, il distanziamento fisico, l’igiene respiratoria (tra cui tossire o starnutire in un fazzoletto monouso o nella piega del gomito per evitare di trasmettere agli altri le goccioline con le secrezioni respiratorie), l’igiene meticolosa delle mani e l’evitare di toccarsi con le mani il viso, il naso, gli occhi e la bocca.
  • L’uso appropriato e corretto delle mascherine è fondamentale affinché la misura sia efficace e può essere migliorato attraverso campagne educative.
  • Le raccomandazioni sull’uso delle mascherine dovrebbero tenere attentamente conto delle lacune delle prove di efficacia, della situazione dell’offerta e dei potenziali effetti collaterali negativi.
mascherine
https://www.corriere.it

TIPI DI MASCHERINA

CHIRURGICA

Le mascherine chirurgiche hanno lo scopo di evitare che chi le indossa contamini l’ambiente (https://www.nature.com/articles/s41591-020-0843-2), in quanto limitano la trasmissione di agenti infettivi. Non proteggono dall’inalazione di microparticelle (il potere filtrante è superiore al 95% per i batteri  dall’interno verso l’esterno, viceversa di solo il 20% circa).

Sono usate in ambiente ospedaliero e in luoghi dove si presta assistenza a pazienti (ad esempio case della salute, ambulatori, ecc).

Le mascherine chirurgiche, per essere sicure, devono essere prodotte nel rispetto delle norme tecniche prestabilite (https://www.uni.com/) che prevedono requisiti di:

  • resistenza a schizzi liquidi
  • traspirabilità
  • efficienza di filtrazione batterica
  • pulizia da microbi.

FFP1 FFP2 e FFP3 (N95, N99 e N100)

Sono mascherine con un potere filtrante in fase inspiratoria (il potere filtrante è rispettivamente sia dall’esterno all’interno che viceversa, del 72%, 92%, 98%, per quelle con valvola il potere filtrante verso l’esterno è in tutti i casi del 20%). Evitano la diffusione nell’ambiente circostante di particelle infettanti, a meno che non siano dotate di valvola, in tal caso, durante l’espirazione, attraverso la valvola fuoriescono particelle potenzialmente infettanti

L’unico scopo della valvola è infatti quello di permettere una sensazione più comoda e agevole agli operatori che le indossano. Non vanno dunque utilizzate dalla popolazione comune in questo caso.

Sono utilizzate in ambiente ospedaliero e assistenziale per proteggere chi le usa da agenti esterni (anche da trasmissione di infezioni da goccioline e aerosol), e sono anch’esse provviste di certificazione e prodotte sulla base di norme tecniche precise (https://www.uni.com/).

Altri tipi di mascherine


Ogni altra mascherina
 reperibile in commercio, diversa da quelle sopra elencate, non è un dispositivo medico né un dispositivo di protezione individuale; può essere prodotta sotto la responsabilità del produttore che deve comunque garantire la sicurezza del prodotto (a titolo meramente esemplificativo: che i materiali utilizzati non sono noti per causare irritazione o qualsiasi altro effetto nocivo per la salute, non sono altamente infiammabili, ecc.). Per queste mascherine non è prevista alcuna valutazione dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’INAIL.

Le mascherine in questione non possono essere utilizzate in ambiente ospedaliero o assistenziale in quanto non hanno i requisiti tecnici dei dispositivi medici e dei dispositivi di protezione individuale. Chi la indossa deve comunque rispettare le norme precauzionali sul distanziamento sociale e le altre introdotte per fronteggiare l’emergenza Covid-19.

A tal riguardo l’OMS specifica che l’uso di maschere di altri materiali (ad esempio, tessuto di cotone), note anche come maschere non mediche, nel contesto della comunità non è stato ben valutato. Non vi è alcuna prova attuale di una raccomandazione pro o contro il loro uso in questo contesto.

[L’OMS aggiornerà le proprie linee guida quando saranno disponibili nuove prove, quindi sarebbe una buona pratica andare a controllare. ]

CHI LE DEVE USARE

“Regione che vai, regole sulle mascherine che trovi, o anche città, o supermercato.”

In Lombardia per esempio deve indossarle chiunque esca di casa, in Veneto solo chi va a fare spesa, in Friuli Venezia Giulia, per entrare nei negozi è necessario e va bene coprire naso e bocca anche con una sciarpa, un foulard o uno scaldacollo, ogni regione sta insomma decidendo in autonomia, ciò per riempire il “vuoto informativo” che di fatto il Governo ha fino ad adesso lasciato.

Posta dunque la raccomandazione di attenersi (reperibilità di mascherine permettendo) alle regole che ogni singolo territorio o esercizio commerciale ha stabilito di seguito le raccomandazioni OMS:

«Dovrebbero indossare una mascherina le persone con sintomi di coronavirus, queste dovrebbero altresì autoisolarsi e consultare un medico non appena iniziano a sentirsi male, mentre coloro che si prendono cura di loro dovrebbero indossare una mascherina quando si trovano nella stessa stanza.

Gli operatori sanitari, oltre alle maschere», aggiunge l’OMS, «devono indossare anche visiere per proteggere gli occhi», come infatti avviene in alcuni ospedali e strutture sanitarie.

L’uso della mascherina rimane comunque da associare a misure quali distanziamento sociale e lavaggio accurato delle mani.

Uno dei principali rischi potrebbe infatti essere quello di godere di un falso senso di protezione indossando una mascherina che finisce per distrarre dalle altre pratiche fondamentali invece alla contenzione del contagio.

Il nuovo Dpcm (http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/DPCM_20200426.pdf) con cui si definiscono le regole per la “fase due” rende obbligatorio l’utilizzo in Italia delle mascherine nei “luoghi chiusi accessibili al pubblico, inclusi i mezzi pubblici e comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza”. Per i luoghi di lavoro che siano aziende o uffici in cui dunque non è previsto l’accesso del pubblico, l’uso della mascherina è normato dai protocolli di sicurezza aziendali specifici. I bambini sotto i sei anni e i soggetti affetti da disabilità specifiche non compatibili con l’uso del dispositivo non avranno nessun obbligo di indossare la mascherina. Nello stesso Dpcm è specificato che è possibile l’utilizzo di mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera.

ALTRE AMENITÀ

Mascherine distribuite da comuni e regioni

Molti comuni e alcune regioni si stanno impegnando nella distribuzione porta a porta di mascherine, queste dovrebbero essere provviste di informazioni utili al loro corretto utilizzo, eventuale disinfezione e certificato di rispetto delle norme nella produzione. Riporto (in modo del tutto casuale e non personale) l’esempio di un paese campano, Ariano Irpino, prima zona rossa del Sud, in cui sono state distribuite mascherine in Poliproprilene a tutti i nuclei familiari.

Mascherine fai da te

Nonostante le contraddizioni a riguardo è inevitabile osservare come in molti sono passati all’utilizzo di qualsiasi strumento copra bocca e naso, foulard, sciarpe, maglioni. A tal proposito la CDC (Centri per il controllo delle malattie e per la prevenzione) ha pubblicato delle indicazioni per realizzarle che trovate a questo sito https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/prevent-getting-sick/diy-cloth-face-coverings.html?fbclid=IwAR2vzCvacVecKVyVH8vlduLxw6U6g_aCrHWKMRQILRNsm-Ef-O0K6gxu-LI, si tratta di mascherine di cotone che vanno utilizzate e poi lavate con detergente e acqua calda.

Riutilizzare le mascherine

Le mascherine, in teoria, se monouso non dovrebbero essere riutilizzate e quelle riutilizzabili andrebbero ben disinfettate. Sui modi e sui tempi però le idee non sono altrettanto chiare. Possiamo riassumere coì:

Le mascherine chirurgiche sono monouso. Come tali andrebbero smaltite, rapidamente, dopo essere state utilizzate. Tuttavia in queste settimane, complice la scarsa reperibilità del prodotto in molti si trovano costretti ad indossarle più volte.

In assenza di una nuova mascherina, si può lasciarla all’aria aperta per almeno 12 ore prima di riutilizzarla, stando sempre bene attenti a non toccare la parte interna della mascherina. Se si può ancor meglio lasciala all’aria per 4 giorni. Tutto ciò non permette tuttavia di avere un dispositivo dalle stesse capacità filtranti.

Per i dispositivi FFP1, FFP 2 e FFP 3 i metodi maggiormente suggeriti dai più esperti (tra cui comunque non c’è accordo) sono l’esposizione ad alta temperatura (superiore a 60°) in ambiente umido, l’esposizione ai raggi ultravioletti e trattamento con soluzioni idroalcoliche al 60/70%. Tali procedure in casa sono riproducibili con il vapore del ferro da stiro, lampade UV e disinfettanti spray.

Mascherine e sport

Con la nuova fase gli affezionati della corsetta mattutina potranno continuare ad allenarsi. Numerosi medici sportivi hanno evidenziato tuttavia fin da subito il rischio al quale si potrebbe andare incontro. Con la mascherina si respira infatti molta più anidride carbonica dato che questa crea un ambiente “chiuso” in cui “resta” l’aria respirata. Sotto sforzo ciò potrebbe causare obnubilamento, confusione, parestesie periferiche e periorali, crampi e sincope.

Sul tema è intervenuto il dott. Alberto Macis dell’Istituto di Medicina dello Sport della FMSI: “La mascherina è controproducente se indossata durante la corsa o, comunque, durante l’attività motoria.”

Diverse aziende per tali motivazioni si stanno attrezzando per la realizzazione di mascherine appositamente studiate per l’attività sportiva intensa.

CONCLUSIONI

Ogni informazione genera nuovi dubbi, e le risposte a ogni dubbio è facile non siano sempre le stesse, anche dai più esperti. Questo clima di incertezza non è sicuramente sano.

Durante le emergenze, le persone possono assumere un comportamento sorprendentemente altruista come emerge dalla letteratura https://www.penguinrandomhouse.com/books/301070/a-paradise-built-in-hell-by-rebecca-solnit/, ma gli interventi delle autorità possono avere effetti negativi se alimentano la diffidenza.

Servirebbe o forse sarebbe servito da parte di tutti fare di più e fare meglio, le Istituzioni avrebbero potuto istruire meglio la popolazione dando informazioni univoche, precise e pulite, la popolazione avrebbe invece potuto cercare come sempre fonti ufficiali e informazioni sicure, ma non è mai troppo tardi per fare di più.

Noi abbiamo iniziato con questo articolo, speriamo vi sia utile.

ALTRE FONTI

Antonella Moschillo
Nata ad Ariano Irpino (AV) il 12 Marzo 1996, frequento la facoltà di Medicina e Chirurgia presso "La Sapienza" a Roma dopo essermi diplomata presso il Liceo Classico "P.P.Parzanese" di Ariano Irpino.