L’Aspirina è un derivato dell’acido salicilico, sostanza a sua volta estratta dal salice e da cui prende il nome. L’ampio uso in terapia l’ha resa il farmaco più noto al mondo, ma la sua storia affascinante nasconde aneddoti e potenziali che meritano di essere conosciuti.
1. È più antica di quanto si possa credere
Le prime notizie riguardo l’uso del salice per le sue proprietà anti infiammatorie e analgesiche risalgono al 3000 a.C.. Il salice viene citato nel papiro di Ebers, un antico test medico egiziano, e si pensa fosse in uso anche presso i Sumeri. Ancora: è documentato un suo utilizzo anche presso le civiltà dell’antica Cina come trattamento del gozzo o della febbre reumatica.
2. Gli infusini di Ippocrate.
Ippocrate, figura di riferimento per l’arte medica a partire dal giuramento che porta il suo nome, usava somministrare tè aromatizzato con foglie di salice per diminuire i dolori del parto. Anche il medico greco Dioscoride somministrava corteccia di salice per i suoi effetti antiinfiammatori.
3. Reverendo grazie.
È solo nel 1763 che, grazie ad un primo studio clinico ad opera del reverendo Edward Stone della Royal Society di Londra, se ne dimostra l’efficacia. Vicario a Chippin Northon, nell’Oxfordshire, Stone somministra polvere di corteccia di salice a pazienti affetti da “febbre malarica”: il rimedio funziona.
4. In principio era la salicina.
Nel 1828 Johann Buchner, professore all’Università di Monaco, isola una sostanza giallastra dai tannini delle foglie di salice e la chiama “salicina”, che in Latino significa appunto “salice”.
In realtà la produzione industriale su larga scala comincia solo a fine 1800, ad opera della Heyden Chemical Company – grazie anche al farmacista francese Henry Leroux, che nel 1829 isola una forma cristallina pura di salicina, con cui tratta i reumatismi.
5. Bottino di guerra.
La storia dell’aspirina è legata a doppio filo con gli eventi bellici, a partire dall’epoca Napoleonica, quando il blocco delle importazioni verso il continente aveva prodotto un calo dei rifornimenti di Cinchina peruviana (anch’essa risorsa di acido salicilico).
L’aspirina è così importante che nel 1919 una clausola dei Trattati di Versailles impone di scrivere il farmaco con la lettera minuscola (“aspirina”), sottraendo di fatto il marchio all’azienda produttrice Bayer.
6. Quel suffisso curioso.
Il nome aspirina viene coniato dall’azienda produttrice Bayer. L’acetile è ripreso nella lettera “A”, “spir” si riferisce invece alla spirea ulmaria, da cui era estratto il composto. Il suffisso “in” era solo un suffisso usato genericamente per indicare un farmaco.
7. Una tonnellata non basta.
È tanto utilizzata quanto economica: ogni anno in tutto il mondo ne vengono prodotte 40’000 tonnellate. L’Acido acetilsalicilico è inderogabilmente presente nella Model List of Essential Medicine dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, una lista di farmaci ritenuti essenziali per qualsiasi sistema sanitario funzionale.
8. Un farmaco che piace troppo.
L’aspirina è un farmaco tanto nominato e conosciuto che, secondo i dati raccolti nel 2019 dall’Università di Harvard e il Beth Israel Deaconess Medical Center, di 29 milioni di persone sopra i 40 anni che assumono il farmaco senza nessun precedente cardiologico, 6,6 milioni di persone si sono “auto prescritte” il farmaco.
Secondo Annals of Internal medicine, circa 10 milioni di ultra 70enni assumono il farmaco a scopo preventivo, nonostante le linee guida pubblicate nel 2019 dall’American Heart Association sconsiglino l’uso del farmaco a scopo preventivo primario sopra i 70 anni e sotto i 40 anni, oltre che nei pazienti ad alto rischio di sanguinamento.
9. L’aspirina non è per tutti.
Il trial ASPREE (Aspirin in reducing events in elderly), cominciato nel 2010 ad arrivato ad arruolare più di 19’000 pazienti fra Melbourne e Minneapolis, ha selezionato un’ampia coorte di over 70enni assegnando i partecipanti (casualmente) ad una dose di 100 mg di aspirina giornaliera, o ad una pillola simile ma placebo.
I risultati dello studio, pubblicati in 3 papers su New England Journal of Medicine nel 2018, hanno dimostrato un aumento del rischio di morte del 5,9% nei partecipanti che hanno assunto aspirina, e del 5,2% nei pazienti sotto placebo.
Inoltre, ma non sorprendentemente, i pazienti trattati con aspirina presentavano sanguinamenti clinicamente significativi (ovvero stroke emorragico, emorragie cerebrali o gastro intestinali o qualsiasi emorragia grave tanto da condurre all’ospedalizzazione) nel 3,8% dei casi (contro i 2,8% dei placebo). Insomma, sì alla prevenzione, ma basta auto medicazioni.
10. Ma sconfigge anche i tumori?
Non fosse già abbastanza, ora anche questo: un effetto protettivo contro il rischio di morte per cancro. In un trial condotto fra il 1993 e il 2008 su una coorte di 146’000 persone, l’aspirina a bassa dose ha ridotto il rischio di morte per cancro del 15%. Lo studio ha analizzato i dati relativi a cancro alla prostata, al polmone, al colon retto e all’ovaio.
In particolare poi, sarebbero le persone sovrappeso a presentare i benefici maggiori: il rischio diminuirebbe del 28% per morte da cancro gastrointestinale, e del 34% per colon.
A beneficiarne sembrerebbe anche il cancro all’ovaio: uno studio condotto dalla Scuola di salute pubblica di Harvard riporta una riduzione del rischio di sviluppo di cancro all’ovaio pari al 23% in donne che hanno assunto aspirina a bassa dose regolarmente. Resta da capire in quali donne sia indicato l’uso del farmaco.
FONTI| storia1; storia2; storia3; trial1; trial2; trial3; statnews; lineeguida