Norme comportamentali per studi odontoiatrici: come rapportarsi con possibili casi da Covid-19
Se nei primi mesi di emergenza sanitaria anche gli studi odontoiatrici sono rimasti chiusi, eccetto per la gestione di situazioni di estrema emergenza (come ad esempio un ascesso dentale, che non può di certo attendere giorni o addirittura settimane per essere curato), con le graduali riaperture si è dovuto affrontare nella pratica la tematica della gestione del rapporto con il paziente, per poter tenere aperto lo studio in totale sicurezza, garantendo il rispetto delle norme igienico-sanitarie e consentendo di svolgere ogni tipologia di trattamento, dalla semplice igiene orale professionale fino a un complesso intervento di chirurgia orale o ad emergenze come togliere un dente del giudizio infiammato.
Come si rapporta uno studio odontoiatrico con potenziali casi da Covid-19? Come si possono prevenire in modo efficace, garantendo così la continuità operativa?
Odontoiatria e cultura della prevenzione: un rapporto che non nasce oggi
Un modo per introdurre la questione è senza dubbio capire come lo studio odontoiatrico (quanto mai uno studio che si rispetti!) non sia impreparato per sua natura al verificarsi di una potenziale pandemia; questo avviene perché è insito nel DNA di un odontoiatra la cultura della prevenzione.
Questo modo di lavorare prevenendo le infezioni ha conosciuto un punto di svolta soprattutto negli anni’80, quando la diffusione a livello mondiale dell’AIDS ha portato in primo piano la necessità di organizzare l’attività di studio al fine di prevenire il diffondersi di infezioni e patologie trasmissive.
Questo va a ripercuotersi in norme comportamentali e pratiche clinico-assistenziali che già di per se sono un buon modo di proteggere pazienti, odontoiatri e staff annesso, dal diffondersi di virus e malattie.
Non deve perciò sorprendere come gli operatori odontoiatrici siano tra i meno colpiti per numero di contagi, nonostante lavorino a strettissimo contatto con il paziente e nonostante la modalità di lavoro sia favorevole alla diffusione del covid (alta produzione di aerosol nell’aria).
Un odontoiatra deve saper lavorare utilizzando sempre le regole di buon senso riferite all’utilizzo delle buone pratiche clinico-assistenziali di prevenzione, anche in assenza di protocolli precisi. Questi ultimi, applicati in modo universale dall’odontoiatra, consentono di ottenere risultati eccellenti in termini di prevenzione.
Anche il solo lavarsi le mani ogni volta che si utilizza la strumentazione o si viene a contatto con un paziente può fare moltissimo, ma ovviamente non mancano le procedure di contrasto che prevedono l’utilizzo di veri e propri DPI (camici usa e getta, mascherine FFP2, guanti in lattice, calzari usa e getta da far indossare ai pazienti).
La tutela della persona e la consapevolezza di potersi contagiare (e poter contagiare a sua volta) non solo di Covid-19, ma anche con altre patologie, permette di applicare nella pratica le norme comportamentali al punto tale che in un periodo come questo è proprio la classe odontoiatrica stessa a poter aiutare nella lotta al Covid (in questi giorni si sta parlando anche di uso dei test rapidi, ma anche di quelli salivari direttamente in studio).
Potenziali casi positivi al Covid-19: come deve comportarsi lo studio odontoiatrico
Come deve comportarsi l’odontoiatra se sa di essere entrato in contatto con un positivo?
Nonostante tutte le precauzioni del caso e nonostante vengano applicati anche triage telefonici prima della visita (per sapere se il paziente ha avuto contatti con potenziali sospetti positivi o se ha presentato sintomi che possono ricondursi al Covid), è possibile che un paziente visitato venga successivamente scoperto essere positivo.
In questo caso la procedura che viene seguita è questa:
- sarà il dipartimento di prevenzione a chiamare l’odontoiatra. Nel momento in cui il dipartimento viene a conoscenza della positività di una persona, verrà effettuata un’indagine epidemiologica nella quale sarà valutato se il contatto con il paziente può definirsi significativo o meno (se è stato, ossia, a stretto contatto con determinati soggetti presenti all’interno dello studio e per quanto tempo);
- se personale ed odontoiatra hanno rispettato tutte le norme non scatta alcun provvedimento, ma ovviamente dovrà essere valutato il singolo caso (siamo in un periodo epidemiologico dove non si possono valutare tutti i casi secondo delle linee guida precise, ma è necessario fare valutazioni separate).
All’odontoiatra sarà comunque consigliato di seguire questa prassi:
- capire a che livello l’odontoiatra è entrato in contatto con il paziente. Se si tratta di un cosiddetto contatto stretto, la cosa migliore da fare è una preventiva chiusura dello studio, verificando quali soggetti sono stati presenti in studio nel momento durante la visita del caso sospetto.
- sanificare gli ambienti da cima a fondo;
- per quanto riguarda il personale dello studio, si consiglia di effettuare un tampone di controllo il prima possibile e di ripeterlo dopo 7 giorni dal primo.
Allo stesso tempo l’odontoiatra può lasciare aperto lo studio in questo lasso di tempo a meno che non riscontri una certa sintomatologia suggestiva di Covid-19 (in quel caso scatta l’isolamento domiciliare obbligatorio). Se un eventuale tampone di controllo risulta negativo si consiglia di continuare la propria attività lavorativa usando scrupolosamente tutte le protezioni del caso.