Nel mezzo della pandemia che stiamo vivendo, è importante comprendere l’impatto di una condizione emergenziale sulla salute mentale della popolazione.

Stimare l’effetto psicologico di questa situazione non è semplice, vi sono differenti fattori da esaminare. Esiste il timore per il contagio stesso, che di per sé impaurisce ed è fonte di ansia, vi sono numerose conseguenze circa le misure adottate per il contenimento del virus. Inoltre resta imprescindibile valutare la componente socio-economica e il suo peso in questo momento. Non da meno il perpetuarsi di fake news contribuisce ad aumentare l’incertezza e la tensione.

Diversi studi hanno riscontrato un aumento di alcuni disturbi, tra cui ansia, depressione e insonnia. Altri stanno valutando anche le ripercussioni del distanziamento sociale sullo sviluppo della sintomatologia ossessivo-compulsiva, nonché l’utilizzo di internet e dei social media nel corso della pandemia.

Queste problematiche, di centrale importanza necessitano di risposte adeguate e di figure competenti per garantire una qualità di vita ottimale dei singoli e di tutta la comunità. Un riscontro insufficiente a queste condizioni di disagio avrebbe inoltre esiti negativi per l’intero sistema socio-sanitario.

Il problema “salute mentale”

Da un sondaggio condotto dell’Oms emerge come la domanda per la salute mentale sia aumentata.

L’indagine condotta da giugno ad agosto 2020 su 130 Paesi, ha valutato come sia cambiata l’erogazione dei servizi per la salute mentale a causa del Covid-19, le prestazioni che sono state interrotte e come gli stati stiano provvedendo a queste criticità. Lo studio ha mostrato l’urgente necessità di maggiori finanziamenti.

Infatti l’Oms ha evidenziato il sottofinanziamento della salute mentale presente già prima della pandemia. I paesi, infatti, spendevano meno del 2% dei loro bilanci sanitari nazionali per questo settore e il Covid-19 ha interrotto i servizi di salute mentale nel 93% dei paesi.

Una buona salute mentale è assolutamente fondamentale per la salute e il benessere generale. Il Covid-19 ha interrotto i servizi essenziali di salute mentale in tutto il mondo proprio quando questi erano più necessari. I leader mondiali devono muoversi velocemente e con decisione tempestive per investire di più in programmi di salute mentale salvavita”,

ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Sebbene l’89% dei paesi abbia riportato nel sondaggio che la salute mentale e il supporto psicosociale facciano parte dei loro piani di risposta al Covid-19, solo il 17% di questi paesi ha stanziato effettivamente finanziamenti aggiuntivi per coprire queste attività.

L’Oms ha fornito una guida ai paesi su come mantenere i servizi essenziali durante il Covid-19 e ha raccomandato che vengano stanziate più risorse per la salute mentale come componente integrante dei loro piani di risposta e recupero.

In Italia

Nel nostro paese, in merito alla salute mentale, un progetto valido era stato avviato prima ancora della pandemia.

Nello specifico nel Giugno 2019, con l’approvazione del Decreto Calabria è stata istituita ufficialmente la figura dello psicologo di base, in grado di coadiuvare il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta.

La letteratura, ci dimostra che la maggior parte delle persone che vive un disagio, in fase iniziale, chiede aiuto al suo medico di famiglia, e almeno il 50% delle richieste esprime un disturbo psicologico- relazionale.

Appare evidente che questo momento storico abbia amplificato la richiesta, rendendo quanto mai fondamentale tale attuazione.

In questo scenario viene a delinearsi il ruolo dello psicologo di famiglia che sia in grado di collaborare con il medico di medicina generale per intervenire nelle fasi di difficoltà psicologica, ad iniziare dal suo precoce riscontro al fine di prevenire la sua degenerazione, il che porterebbe a trasferire l’intervento verso strutture specialistiche.

L’introduzione di questa figura può garantire un maggior benessere della salute psicofisica dei cittadini permettendo una assistenza equa e accessibile a tutti, ma è anche in grado di promuovere consapevolezza circa la salute mentale, vincendo numerose ritrosie e tabù ancora presenti in merito all’argomento.

D’altro canto la presa in carico trasversale e multidisciplinare può migliorare l’aderenza alla terapia dei pazienti affetti da patologie croniche e diminuire i costi stessi del Servizio Sanitario.

Tuttavia, ora sarà compito delle Regioni e dei Sindacati del settore poter concretizzare a pieno questa fase, che nonostante l’impegno di molte realtà e il pieno favore dei medici di medicina generale, non ha ancora visto un sostanziale decollo su tutto il suolo nazionale. Spetta ai territori favorire nel modo migliore questo potenziamento della sanità territoriale.

FONTI | approfondimenti, psicologo di famiglia, sondaggio OMS. Immagine.

Chiara Maria Palmisano
Sono laureata in Medicina e Chirurgia, ho conseguito la laurea presso l'università di Bari.